"Trenta ospiti ai ricevimenti? Imprenditori al collasso"

“Trenta ospiti ai ricevimenti? Imprenditori al collasso”

La richiesta del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia.
LA RICHIESTA
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CATANIA. Il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia all’ARS ha depositato questa mattina una mozione per sollecitare il governo regionale a farsi portavoce a Palazzo Chigi delle istanze avanzate dalle associazioni di categoria, dagli imprenditori già duramente colpiti e poco aiutati dopo il lockdown e dalle famiglie prossime ai festeggiamenti dei riti civili e religiosi che chiedono la soppressione del limite dei 30 partecipanti disposto dal DPCM del 13 ottobre. Primo firmatario dell’atto parlamentare è l’on. Gaetano Galvagno.

L’intervento

“La salute dei cittadini e la sicurezza sanitaria conservano la massima priorità tra le nostre attenzioni – anticipa l’on. Galvagno – ma pensare di limitare la partecipazione di amici e familiari ai festeggiamenti come battesimi, prime comunioni, cresime e matrimoni significa rischiare di compromettere i legami tra le persone sul piano sociale e creare gravissimi danni economici alle imprese di ricevimento e di ristorazione nonché a tutti gli operatori di wedding ed eventi in generale che tentano di rialzarsi dopo il lockdown, in questa fase di profonda incertezza. Le disposizioni contenute nell’ultimo DPCM sono imbarazzanti», commenta il parlamentare regionale. «Non si riesce a intercettare un criterio logico che abbia portato a questa limitazione. Molteplici sono infatti le contraddizioni che emergono sulle misure di contenimento tra le varie categorie e le nostre ordinarie attività quotidiane. Sarebbe bastato stabilire un numero massimo di capienza per metro quadro, oppure equiparare le sale di ricevimento ai ristoranti, fermo restando l’obbligo di indossare la mascherina e di rispettare la distanza interpersonale, per non bloccare il lavoro di migliaia di persone”.

“Dpcm contraddittorio”

Alle contraddizioni del DPCM si sommano poi altre criticità oggettive circa la riprogrammazione degli eventi. «Dopo il lockdown abbiamo dovuto rivedere completamente il nostro modo di lavorare, come tutti del resto», afferma Luca Melilli aderente al movimento partito dalla Sicilia Italian Wedding Industry. «Siamo stati costretti a riprogrammare tutti gli eventi annullati in primavera all’autunno 2020 e adesso ci siamo ritrovati questo macigno sulle nostre teste. Non tutti gli sposi vogliono infatti sottostare a queste disposizioni ed essere costretti a selezionare un numero esiguo di partecipanti a uno dei momenti più importanti della loro vita».  
«Bisogna avere il coraggio di usare la parola ‘lockdown’ per il settore, consapevoli dell’importante ricaduta economica esercitata sui territori», incalza Barbara Mirabella, assessore del Comune di Catania e nota esperta di eventi. «Non può il Governo centrale obbligare le imprese a rimanere aperte per poi negare la cassa integrazione o un paracadute per la ripresa. La soluzione non è lasciare le celle frigorifere piene di cibo e fiori per addobbare i tavoli e festeggiare per come si era programmato senza alcun preavviso e concertazione con le associazioni di categoria», spiega l’assessore. «Economicamente non è sostenibile: con trenta persone non si coprono i costi. Ognuno deve essere libero di festeggiare secondo i propri desideri, ma è chiaro che bisogna avere rispetto anche dei lavoratori e dei fatturati delle aziende che rischiano seriamente di fallire a queste condizioni per la seconda volta», conclude.

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