"Tatuati Falcone e Borsellino...". Chiediamo scusa ai martiri

“Tatuati Falcone e Borsellino…”|Chiediamo scusa ai martiri

Il blitz del Borgo Vecchio e il tatuaggio dei martiri. Ma non è il solo scandalo.
IL BLITZ DEL BORGO VECCHIO
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Ma sì, un tatuaggio con Falcone e Borsellino. Un tatuaggio, capisci? E tutto passa e ogni peccato viene perdonato e redento. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino come Che Guevara, protagonisti, da diversissimi, di una simile contraddizione. Quello, il rivoluzionario, diventato un’icona del marketing capitalista sulle magliette. Loro, martiri siciliani della giustizia, usati alla stregua di una superficie appiccicaticcia sulla pelle, di un riparo, di un inganno. Loro, il dottore Falcone e il dottore Borsellino, che tutti chiamano ‘Giovanni’ e ‘Paolo’, con una confidenza forse eccessiva, adesso ridotti a gadget della coscienza che vuole mostrarsi immacolata. Un tatuaggio sul braccio, un vaccino estemporaneo, una assoluzione nell’occhio di chi scruta. Sì, sì, suggeriva l’uomo del Borgo Vecchio, come è emerso dalle intercettazioni dell’ultimo blitz, nella vicenda del cantante neomelodico alla vigilia della festa di piazza. “Poi gli ho detto a lui fatti un tatuaggio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e si risolvono i problemi“. Tutte cose si risolvono, capisci, compare? Reciti la giaculatoria, l’Avemaria, Ego te absolvo etc etc…. E sarai mondato dai peccati. E la coscienza? Che cosa? La coscienza? Ma che vuoi che sia, compare? Qui stiamo parlando di marketing.

E ci siamo indignati e arrabbiati. Noi, i buoni. E abbiamo vergato su un foglio bianco le parole del nostro sgomento: come si permettono con gli eroi? Eppure, chi ha profferito quella frase sconcertante non ha fatto altro che applicare le regole di certa ‘antimafia’, che speriamo e crediamo residuale, votata al portafoglio e alla carriera. Non ci sono più nemmeno i professionisti di una volta, oggi ci sono i pubblicitari. Esiste una antimafia seria e maggioritaria, per fortuna. Che indaga, riflette, propone. Che è missionaria perché nulla reclama per sé, se non il saio della trasparenza. Ci sono tante persone che, seguendola, hanno denunciato e si sono ribellate al racket. Sono gemme da proteggere. Esiste ‘un’antimafia’ professionale e pubblicitaria. Che punta sul tavolo il proprio successo personale. Che medita sui guadagni, mescolando idee e registratori di cassa. Che si fa potere, arrogandosi, al contempo, il diritto di pubblicare le proprie liste di proscrizione, secondo gradimento o convenienza.

E quando la becchi (la intercetti) nelle sue contraddizioni, tira fuori il santino con i dottori Borsellino e Falcone di cui si reclama unica portavoce post mortem, nonché indefessa seguace. E’ un rito, appunto, purificatore. Non guardare ai peccati, guarda alla chiesa che abbiamo costruito, al tempio della nostra affermazione. Sulla facciata sono scolpiti i sacri lineamenti. Tu che passi chi sei per criticare? Così questa ‘antimafia dei mercanti’ zittisce e sporca la purezza dei missionari, esibendo impropriamente l’emblema che silenzia ogni riflessione e che sradica ogni sguardo limpido. Sotto la stessa bandiera, si trovano i buoni e i furbetti. Gli indossatori del saio, gli amanti dell’esibizione fine a se stessa, i percettori del reddito di anti-mafianza.

Ognuno ha le sue convinzioni sui ruoli e sui giocatori. Ma ciò che conta davvero è l’individuazione del principio: i cari volti messi avanti per giustificare tutto e religiosamente sottomettere eventuali eretici. Anche soltanto per averlo tollerato, dovremmo inginocchiarci e chiedere scusa ai martiri.


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