Isolati dalla strada a pezzi: viaggio nella Sicilia dimenticata - Live Sicilia

Isolati dalla strada a pezzi: viaggio nella Sicilia dimenticata

La provinciale 43 nel Nisseno non è percorribile con mezzi normali. Le voci di chi abita quelle zone
IL VIDEOREPORTAGE
di
3 min di lettura

La provinciale 43 è solo una delle tante strade trascurate e quasi abbandonate nel cuore della Sicilia rurale. Siamo in provincia di Caltanissetta, sulla via che collega Marianopoli a Santa Caterina e che porta all’autostrada Palermo Catania. Costruita negli anni Settanta, dopo l’abolizione delle Province, la manutenzione ordinaria su questa strada è diventata un miraggio. E così decine di abitanti, allevatori e imprenditori agricoli rischiano di non poter più accedere alle loro terre. 

Come il signor Michele, un attivo ottantenne che di abbandonare la sua campagna non ha alcuna intenzione. “Quando viene giù la terra a causa della pioggia sono l’unico che riesce a passare con il trattore. Ma a volte sono i massi che precipitano dalla collina a sbarrare la strada e allora non passa nessuno, né questo né mezzi più pesanti”. 

Residenti e proprietari di terre chiedono da anni più attenzione ma finora gli unici interventi di messa in sicurezza sono stati quelli di emergenza. “I miei genitori qui ci abitano tutto l’anno e succede che restino isolati – racconta Antonino Iudica – l’anno scorso i mezzi per rimuovere la terra sono arrivati dopo due giorni. Quando nevica poi, peggio ancora…”

Questi territori di alto valore naturalistico potrebbero offrire molto in termini di occupazione ma chiunque provi a realizzare un progetto viene scoraggiato dalla viabilità. È il caso di Laura Terravecchia, i cui figli hanno ottenuto un finanziamento europeo per trasformare la vecchia cascina di famiglia in una struttura ricettiva: “Dovendo farci un agriturismo è necessario che gli ospiti riescano a raggiungere la struttura, altrimenti resta una cattedrale nel deserto”. Per far partire i lavori si attende solo il via libera del comune di Caltanissetta ma la famiglia non sa ancora se riuscirà a realizzare il suo sogno, “Tra l’altro si tratta di soldi pubblici – aggiunge Terravecchia – sono dei fondi europei e vogliamo che vengano utilizzati per il loro reale scopo, che è arricchire il territorio”.

Anche la famiglia Riggi, che possiede queste terre da tre generazioni, vorrebbe ampliare il suo commercio di pistacchi. Gli alberi centenari della sua campagna appartenevano al bisnonno e Giuseppe, insieme al fratello, è riuscito a mettere su una piccola azienda di eccellenza. Potrebbe dare lavoro a cinque persone e chiamare fino a dieci collaboratori nel periodo della raccolta. Ma tutto il business resta a conduzione familiare perché quella strada non vuole percorrerla proprio nessuno: “Non riesco a trovare personale perché non vogliono venire. Mi dicono che non conviene, che dovrebbero poi andare a fare la manutenzione dell’auto spendendo troppi soldi”.

Senza strade adeguate non solo non può esserci sviluppo ma è persino difficile non perdere i risultati faticosamente ottenuti. Com’è per Luca Cammarata, titolare dell’omonimo caseificio, che ha enormi difficoltà a ricevere forniture e a fare consegne: “Immaginate i problemi per la raccolta del latte, se c’è una giornata di pioggia ci sono allevatori che devono portare i bidoni in spalla! Il nostro è già un duro lavoro ma così i sacrifici sono troppi. E penso sia uno dei motivi per cui i giovani lasciano perdere e vanno altrove a cercarsi un pezzo di pane”.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI