Palermo, pronto soccorso affollati: cosa pensano i medici

‘Se potete, evitate il pronto soccorso’: Palermo, nella testa dei medici

Cosa pensano i medici di Palermo della pandemia in atto.

E adesso immaginiamo una psicoterapia dedicata a chi, in questo momento, per esempio a Palermo, sta affrontando l’ondata di piena del Coronavirus. La parola ‘medici’, usata per brevità nel titolo, è riduttiva. Ci sono gli infermieri, i soccorritori, il personale, gli operatori, chi fa le pulizie… Sono tutti coinvolti in una battaglia estrema che non prevede diserzioni e che conosce soltanto l’abnegazione. No, non c’è da tributare applausi scenografici ai nostri camici di qualunque colore, impegnati tra corsie e ambulanze. Non vorrebbero, perché sanno che il cuore dell’opinione pubblica è mutevole. Oggi, gli applausi, ieri le maledizioni, l’altroieri ancora applausi. Bastano un po’ di considerazione e di affetto. Chi li conosce sa quanto sia pesante affrontare un’emergenza nell’emergenza. Semplicemente, non si sottraggono. E lo stipendio è solo una delle ragioni fra tante.

La paura del lockdown

Immaginiamola pure una terapia d’appoggio per le persone normali, normalmente eroiche, che rifuggono l’appellativo di eroi, in un attimo di tregua sul lettino di un terapeuta collettivo, impegnato a estrarre parole chiave dal loro quotidiano. La prima è ‘lockdown’. Molti, se non la quasi totalità, sono convinti che, continuando la curva esponenziale del Covid, ci si arriverà per forza di cose. E si stanno preparando. E’ un punto di vista importante, non necessariamente una profezia che si avvera. E ogni punto di vista risente della sua stessa visuale. Però, parlando con un medico, con un infermiere, etc etc, è la prima cosa che dicono: ci sarà il lockdown. E lo dicono con paura, con l’animo grave, consci di quanto sarebbe pesante.

“Non venite in pronto soccorso se non per…”

“Non venite in pronto soccorso se non per urgenze”. Questo grida qualcuno che sta lavorando sul campo. Non è una intimazione. Chi sta male deve correre subito a farsi curare. Proprio immediatamente. Gli altri pazientino, evitando accessi impropri. Ed è logico. Il Civico e il Cervello accolgono soltanto i positivi nelle aree d’emergenza, aspettando che i posti letto di Partinico e di Petralia diano sollievo al caos. Tutto il resto si riversa sugli altri nosocomi cittadini. Sono pronto soccorso che erano già in sofferenza prima della pandemia. Per amore di verità bisogna scrivere che la sanità siciliana si sta impegnando al massimo. C’è una visione chiara del problema e si stanno approntando gli strumenti necessari. Ma non è pensabile che le incrostazioni di anni vengano cancellate in poche settimane. La seconda parola che mette ansia è dunque ”ricoveri’.

La forza della Sanità siciliana

No, niente applausi. Ma non si può non guardare ai nostri medici, agli infermieri, agli operatori socio sanitari, a chi fa le pulizie, a tutto il personale, se non con un sentimento di affetto. Che non possiede il rancore latente della gratitudine e che non è labile come la bandiera che sventola. C’è un mondo in camice che dorme poco, che mangia raramente, che vede occasionalmente la famiglia, perché è impegnato in una battaglia da far tremare i polsi. La parola che resta è ‘forza’. L’ultima parola è ‘coraggio’.


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