Mafia, i Nicotra alla sbarra. Al processo sfilano vecchi e nuovi pentiti

I boss del clan Nicotra alla sbarra: sfilano vecchi e nuovi pentiti

All'aula bunker di Bicocca va avanti il processo Gisella.

CATANIA – Vecchi pentiti. Alcuni dei quali non si sentivano parlare da decenni. Al processo Gisella, che ha portato alla sbarra lo zoccolo duro del clan Nicotra di Misterbianco, sfilano alcuni testi diventati collaboratori di giustizia tra gli anni 80 e 90 chiamati a deporre dal pm Marco Bisogni.

Ad aprire le danze all’aula bunker di Bicocca è stato Giovanni Di Mauro, ex soldato del gruppo di Giuseppe Pulvirenti u malpassotu. I ricordi del pentito non sono precisi. “Sono passanti vent’anni, eh”, si giustifica mentre risponde alle domande del sostituto procuratore. Tra gli anni 80 e 90 chi c’era a Misterbianco come gruppo mafioso? “Oltre a noi c’era Mario ‘u tuppu Nicotra. Poi ci stava il fratello e il figlio Tony, se non ricordo male…”. E ancora: “Noi eravamo appoggiati ai Santapaola… loro ai cursoti, se non ricordo male…”.

Il racconto continua con la scia di sangue della guerra tra i Tuppi e il clan del Malpassotu. “C’erano stati gli scontri che hanno fatto un po’ di morti, sono state quando loro hanno toccato uno di noi. A Pippo Balsamo, ora non mi ricordo il cognome. E noi abbiamo reagito. Gli abbiamo ucciso uno che si chiamava Avellino, dal bancone di casa, al terrazzo di casa esattamente. E poi un altro ragazzo, lì nelle strade di Misterbianco, volevamo sequestrarlo però questo ha cercato di scappare e gli abbiamo sparato ed è morto, l’ho lascito lì”. 

Il secondo della lista dei testi è stato Pietro Saitta, entrato nel programma di protezione nel 1988 dopo che è stato ammazzato il cognato innocente. Per il pentito sarebbe stato un tragico scambio di persona. Non si definisce un ex mafioso Saitta, ma uno “vicino”. “Conoscevo Mario u tuppu perché mi ha favorito che ho aperto un attività grazie a lui”. Tutto sarebbe precipitato in questo rapporto di “favori” reciproci la presenza di Lorenzo Riela. Il pm poi ha chiesto di elencare di chi allora faceva parte del gruppo di Mario U Tuppu. “C’era Pippo Di Natale, Paolo Motta, Guglielmino, quello del girarrosto”.

Ed è su questo nome che si è concentrato il contro esame dell’avvocato Pino Ragazzo. Saitta non ha riconosciuto Guglielmino immediatamente quando gli investigatori gli hanno mostrato la sua foto nel 2017. Solo quando è stato pronunciato il cognome ha detto di conoscerlo. Ma per il penalista ci sarebbe un dato oggettivo di “età anagrafica” da analizzare. Un aspetto evidenziato anche dalla difesa di Tony Nicotra, figlio del capomafia ucciso negli anni 80. 

In collegamento da un sito riservato c’è stato anche un pentito dell’ultima ora: Giovanni La Rosa, ex soldato dei clan di Adrano e Biancavilla collegati a Cosa nostra. Il collaboratore ha descritto alcuni incontri avvenuti in carcere tra il 2014 e 2016 con Tony Nicotra. “Lui mi ha detto che se avevo bisogno di qualcosa a Misterbianco.. gestiva lui tutte cose là”. 

Giuseppe Mirabile è stato un boss di rilievo della cupola catanese. Dal carcere è riuscito a tirare le file del clan fino al 2004. Poi dopo il tentato omicidio dello zio Alfio, ha “gestito” il gruppo che fa riferimento a Nino u pazzo Santapaola, fratello di Nitto. Almeno così fino alla sua decisione di collaborare con la giustizia.

Mirabile, sollecitato però nella memoria dal pm, ha parlato di “Nino Rivilli” conosciuto quando “erano piccoli”, all’epoca della guerra tra i Santapaola e i Tuppi. Di lui gli avrebbe parlato in un periodo recente un amico di infanzia che aveva un cognato che sarebbe stato un “avvicinato ai Tuppi e facevano rapine in Toscana, a Firenze”. Mirabile poi ha ricordata che “nel 2004, 2005 si è sparsa la voce che i Tuppi erano scesi perché si erano avvicinati ai carcagnusi”. 

Gaetano D’Aquino è stato l’ultimo “collaboratore” ad essere ascoltato dal Tribunale. Ex reggente del clan Cappello, il pentito ha raccontato un episodio collegato a Sebastiano Fichera, soldato degli Sciuto Tigna ammazzato nel 2008, che avrebbe risolto grazie all’intermediazione dei Tuppi un problema di “pagamento” per un carico di stupefacenti che proveniva da Napoli. 

A questo punto il dibattimento si concentrerà sulla fase puramente investigativa dell’inchiesta. Ed infatti saranno auditi i carabinieri che hanno svolto accertamenti e intercettazioni. Ma il sostituto procuratore Marco Bisogni ha chiesto di esaminare anche Silvio Corra, che solo il mese scorso ha deciso di entrare nel programma di protezione. E pare abbia raccontato particolari relativi proprio agli imputati del processo. Il Tribunale scioglierà la riserva nell’udienza fissata oggi pomeriggio. 

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