Cosa nostra, gli assetti a Picanello dopo arresti e scarcerazioni - Live Sicilia

Cosa nostra, gli assetti a Picanello dopo arresti e scarcerazioni

La linea di successione dei vertici del clan Santapaola e i vuoti di potere.

CATANIA – Il gruppo mafioso di Picanello ha sempre avuto una “forza militare” di un certo peso negli equilibri della tavola rotonda della famiglia catanese di Cosa nostra.

Il summit a Belpasso nel 2009

Una fotografia che cristallizza questo “potere” proviene dal famoso summit del 2009 – interrotto da incursione dei carabinieri – che vedeva riuniti i più importanti boss della cosca Santapaola-Ercolano convocati dall’ormai ex reggente Santo La Causa per rispondere ai colpi dei Cappello-Carateddi. E al vertice mafioso erano presenti all’appello ben due rappresentanti del rione Picanello, Venerando Cristaldi (fratello di Salvatore) e Saro Tripoto. Due dei personaggi di “rango” della mafia di quella zona.

Il capo “Carletto” Campanella

Anche se il capo indiscusso (a livello storico criminale) di quella cerniera che porta al suggestivo borgo marinaro di Ognina è l’uomo d’onore Calogero “Carletto” Campanella. Dal suo arresto, ormai di decenni or sono, lo scettro del comando è passato da blitz a blitz nelle mani di diversi ‘boss’. 

Senza andar troppo lontano nel tempo, le ultime inchieste e processi documentano il passaggio di testimone nel ruolo di reggente nella storica roccaforte che può contare – raccontano i pentiti – anche dei proventi di una piazza di spaccio in via Capo Passero. Un gruppo, che rispetto ad altri, avrebbe una certa autonomia di movimento e inoltre avrebbe nel suo raggio d’azione il controllo dei sodali acesi. 

Allora, attraverso il tasto rewind, portiamo indietro il “nastro” fino al 2009. E quindi a quel maxi blitz che portò un vero e proprio tsunami negli equilibri militari di Cosa nostra. Il braccio economico, infatti, sarebbe stato affidato ad altri nomi che poi sono finiti in manette nell’inchiesta Iblis. 

La reggenza di Pavone

A reggere le fila del gruppo fino al 2013 è stato Lorenzo Pavone, un nome molto conosciuto nello scacchiere criminale di Catania. Il boss finisce in carcere nell’operazione Fiori Bianchi nata dalle dichiarazioni di Santo La Causa, che decide di passare dall’altra parte della barricata alcuni anni dopo il summit interrotto.

Comis al potere

A “sostituire” Pavone alla guida ci pensa Giovanni Comis, volto già inserito nella storica inchiesta Orsa Maggiore degli anni 90. Lo storico uomo d’onore è rientrato in gattabuia nel 2017, quando è scattata la retata Orfeo. Qualche mese fa è finito nei guai il figlio del boss, Nunzio Comis, per il reato di usura. 

Lo zio Melo Salemi

Ad avere “voce” nelle direttive criminali di Picanello sarebbe stato poi Melo Salemi, arrestato qualche mese fa nell’ambito dell’inchiesta Jungo condotta dai carabinieri di Giarre. A puntare il dito sullo storico boss è stato anche un pentito, Antonino D’Arrigo, ex soldato di Picanello. 

La scarcerazione di Cristaldi

Ancora arresti e di conseguenza tensioni e vuoti di potere. Il racconto della linea di successione partiva dal blitz Summit del 2009: tra gli arrestati Venerando Cristaldi. Da qualche giorno, esattamente dal 15 ottobre, lo storico boss è tornato in libertà. Ha concluso di espiare la sua pena. 

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