Covid, la lettera di Marianna: "Non è colpa dei giovani..."

Covid, lo ‘sfogo’ di Marianna: “Non è colpa dei giovani…”

"Un paese che non mette più in gioco i nuovi cervelli, anzi, li limita ancora di più tenendoli lontani da scuole e università".
'NON SIAMO SOLO MOVIDA'
di
4 min di lettura

Marianna D’Antona (nella foto) ha ventun anni e ha scritto una lettera pubblica dopo il nuovo Dpcm. Vuole farla conoscere, perché c’è tutta la sua passione estesa lungo una linea critica che fa giustizia di troppi giudizi sommari sui ‘giovani’. E’ appassionata di politica, Marianna, impegnata con ‘Italia Viva’. Diploma a Palermo, al ‘Garibaldi’, laurea in Scienze politiche delle relazioni internazionali, all’Università Cattolica di Milano, ora studentessa magistrale in Scienze politiche e di Governo in processi decisionali, alla Statale, sempre a Milano. Racconta: “Io sono stata la prima durante il lockdown a non tornare a casa. E adesso vedo che i nostri sforzi si sono rivelati inutili. C’è un grande pregiudizio nei confronti dei giovani che sono ‘fantasmi sociali’, come scrivo. Un Paese che non si occupa dei giovani, non ha futuro”.

La lettera

Dite che il futuro sono i giovani, ma in realtà siamo dei fantasmi sociali. Sono passati 8 mesi, otto mesi da quando abbiamo detto addio alla normalità e noi giovani siamo stati i primi a prenderci le nostre responsabilità, chiuderci a casa e soffrire in silenzio tra video Call e lezioni online. Sono Marianna D’Antona, ho 21 anni, nata a Palermo e laureata in scienze Politiche delle relazioni internazionali a Milano, attualmente studentessa specialistica presso l’Università degli studi di Milano in Scienze politiche e di Governo. Appassionata di politica e volontariato.

Quando la situazione è degenerata a marzo, sono stata la prima a non tornare al sud e ho trascorso tutto il lockdown sola in casa a Milano e Pasqua senza i miei cari, l’ho fatto per il bene sociale, per il bene della comunità, perché era la scelta giusta da fare. Mi sono messa disposizione per il volontariato e ho fatto la mia parte, ho dato gli esami online e mi sono laureata online. Non sono più tornata in università. Ma è mai possibile che adesso, dopo 8 mesi, dopo che la situazione doveva essere gestita diversamente, noi siamo ancora così trascurati? Dimenticati e abbandonati?
Senza girarci troppo intorno: noi ragazzi siamo penalizzati. Gravemente penalizzati. Non vi è la possibilità di vivere l’università come sempre e paghiamo comunque le tasse universitarie e l’affitto per chi è fuori sede come me, senza nessuna mutazione, senza nessun aiuto.
Tutti i nostri progetti sono fortemente limitati e viviamo in un paese fatto di assistenzialismo, fatto di reddito di cittadinanza e di Bonus.

Milano è una delle città il cui prezzo degli affitti è maggiore, dove una stanza singola non si trova a meno di di 600 euro al mese, ma il sistema ibrido, online e in presenza, è corretto per gli studenti fuori sede che si trasferiscono nelle città proprio per studiare? E’ anche un po’ frustrante, oltre che limitante, non poter vivere l’università in presenza, chi come me, sta iniziando un nuovo percorso universitario e non potere vivere il nuovo ambiente universitario.
Ma se le condizioni sono queste e non si trovano delle soluzioni che possano garantire salute e presenza è necessario trovare delle rate universitarie che possano anche sostenere e agevolare chi deve vivere fuori e da solo. Molti ragazzi non hanno un lavoro e dipendono dalle famiglie, altri lo hanno perso per via del lockdown, una crisi che ricade sulla nostra pelle e continuerà a ricadere.

Un paese che non mette più in gioco i nuovi cervelli, anzi, li limita ancora di più tenendoli lontani da scuole e università. Il mondo sta cambiando molto più rapidamente di quanto immaginiamo, è giusto escogitare nuovi mezzi, stare al passo con la tecnologia, ma noi stiamo sfruttando questo, bensì alienando i ragazzi dalle mura scolastiche e universitarie. Non è questo il giusto verso. Non è questa la strada per il futuro. Noi siamo il futuro e sapete cosa ci spetta? cercare di ricucire tutti i debiti creati.

Abbiamo un’opportunità unica: Il MES. Che senso ha investire tempo e ulteriori soldi se abbiamo miliardi da investire in sanità? Che senso ha fare arrivare al limite il sistema sanitario e fare chiudere i ristoranti alle 18:00, quando si può incentivare il sistema sanitario con il meccanismo europeo? Il covid non è l’unica malattia che esiste. Non è logico tutto ciò o magari io personalmente non lo trovo logico.

Chissà quante persone stanno soffrendo nel vedersi fallire le proprie attività e chiudere la ristorazione nonostante abbiano tutte le misure e regole. Abbiamo investito miliardi per i banchi con le rotelle che non verranno utilizzati. Abbiamo investito miliardi in materiali utili a mantenere a distanza. Eppure siamo tornati qui, a casa.
È un anno che noi universitari non fiatiamo ma un anno che il nostro mondo si è fermato senza che nessuno ci aiutasse o si pronunciasse, anzi, è stato puntato il dito contro di noi, perché noi siamo la movida quindi il male della società.

La società ci premia forse quando sente la necessità o ha convenienza nel farlo. Faccio politica da 4 anni, e 4 anni mi batto affinché i giovani vengano presi in considerazione, affinché i giovani prendano voce in capitolo nella società difficile che ci appartiene. Non è colpa dei giovani se ASL è affollata, non è colpa dei giovani se la l’università è chiusa ed è telematica, confusa, complessa, ci fa sentire soli e lontani, non è colpa dei giovani se il sistema economico è diventato un supporto dallo stato e non più un contributo sociale. Uno stato che mette da parte di giovani, mette da parte il futuro’.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI