Tamponi, il no dei medici di famiglia: "Farli negli studi è follia"

Tamponi, il no dei medici di base: “Farli negli studi è follia”

Dura presa di posizione del sindacato Snami.
LA PROTESTA
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CATANIA – I medici di famiglia non ci stanno a fare i tamponi. È dura la presa di posizione dello Snami, il sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, relativamente al nodo tamponi. «Eseguirli negli studi è una follia», afferma il direttivo del sindacato maggiormente rappresentativo della categoria. «Contestiamo la mancata garanzia della sicurezza di cittadini e operatori».

No ai tamponi

L’onda lunga della negazione parte quando già durante i lavori del Congresso nazionale Snami, concluso appena due giorni fa, la categoria dei medici di famiglia ha subito preso posizione, manifestando la propria contrarietà all’esecuzione dei tamponi negli studi. La voce forte dello Snami è arrivata al massimo della disponibilità sulla volontarietà̀ dell’esecuzione dei tamponi veloci su cui il sindacato ha mantenuto ferma la propria posizione come pregiudiziale insuperabile per la firma dell’accordo con la Sisac (agenzia per il rinnovo degli accordi collettivi), sviluppato sulla base dell’atto di indirizzo della Conferenza Stato-Regioni.

I medici di famiglia dicono no

«Non è possibile – afferma il presidente provinciale Snami Catania, Francesco Pecora – che ci sia una costrizione per una serie innumerevole di motivi che abbiamo chiaramente indicato: grandi pressioni sul comparto in questo momento di emergenza Covid con un aumento esponenziale dei carichi di lavoronon più̀ sopportabile. A questo si aggiunge la inidoneità̀ della maggior parte degli studi all’effettuazione di una prestazione laboratoristica a rischio. La nostra proposta Snami è stata la impossibilità dell’esecuzione dei tamponi negli studi dei medici di famiglia perché, a parte l’inidoneità, i medici dedicandosi ad una mansione così particolare ed onerosa, avrebbero meno tempo da dedicare all’assistenza sanitaria dei loro assistiti, soprattutto anziani, fragili ed affetti da patologie croniche, in un contesto in cui la chiusura di parte di attività ambulatoriali negli ospedali e della maggior parte dei servizi specialistici vede oggi i medici di famiglia impegnati a trecentosessanta gradi, anche come impegno straordinario per surrogare le carenze del sistema».

Covid e influenza

«Non dimentichiamo che siamo in piena campagna di vaccinazione antinfluenzale e i medici di famiglia vaccinano oltre il 95% della popolazione. Non da ultimo, siamo perennemente messi sotto pressione dai pazienti, che non avendo punti di riferimento relativamente all’emergenza Covid, si rivolgono a noi su questioni prettamente burocratico-lavorative, come se potessimo sostituirci ad altri organi dello Stato, vedi Inps, Inail, Provveditorato agli studi e consulenti del lavoro». 

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