Appalti, giochi di potere, tangenti e oggi la sanità pubblica arranca - Live Sicilia

Appalti, giochi di potere, tangenti e oggi la sanità pubblica arranca

I verbali dell'imprenditore Manganaro: gli ospedali come terreno di caccia

PALERMO – “Anche questo lo trovate nel Nas”, ripete spesso nei suoi interrogatori Salvatore Manganaro, l’imprenditore agrigentino che da mesi collabora con i pubblici ministeri di Palermo che indagano sul giro di tangenti nella sanità siciliana.

Il Nas altro non è che un archivio informatico dove Manganaro conserva da anni appunti, contratti, registrazioni audio, conteggi sui suoi affari illeciti negli appalti pubblici. L’archivio è in mano ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria.

Il destino ha voluto che le dichiarazioni di Manganaro arrivassero in un momento in cui la sanità pubblica siciliana mostra limiti strutturali nell’affrontare la pandemia Covid.

Oggi si cercano posti letto per gli ammalati, fino a l’altro ieri si bandivano gare, come quella per la cardiologia critica, piuttosto che – mette a verbale Manganaro – “ricorrere alla privativa industriale”, attraverso la quale “l’amministrazione dovendosi confrontare con la società che già gestiva il servizio avrebbe potuto imporre, comunque concordare un prezzo sicuramente più vantaggioso per l’amministrazione”. Si badava al profitto piuttosto che alla salute dei siciliani. E mentre qualcuno incassava grazie a un sistema malato, qualcun altro tagliava per contenere la spesa pubblica.

I verbali di Manganaro contengono tanti omissis che coprono nomi chiave della sanità. Nomi in ballo da anni, come quello dell’uomo che, assieme a Fabio Damiani, fino al suo arresto di maggio responsabile della centrale unica di committenza della Regione siciliana, aveva a cuore le sorti dell’impresa Siram in una gara di appalto.

Ci fu un incontro a Catania, nello studio di un legale, a cui partecipò anche Crescenzo De Stasio, napoletano, direttore unità business centro sud di Siram, una delle società coinvolte nell’inchiesta: “ Era molto veloce – racconta Manganaro sul conto di De Stasio-– nemmeno ti dava il tempo di parlare, io non ricordo se nel corso della passeggiata a Catania lui mi parla già dell’1%”. Erano i soldi delle tangenti che servivano per “salvare la partecipazione di Siram alla gara”.

Ad un ceto punto Manganaro iniziò a mascherare le tangenti con fatture per operazioni inesistenti per centinaia di migliaia di euro, comprese fantomatiche sponsorizzazioni.

Era tanta la mole delle commesse pilotate che circolavano ormai troppi soldi in contanti: “Con Damiani avevo un patto di ripartizione anche su altre gare che mi aiutava a vincere, si trattava di forniture di importi minori che venivano pubblicate sulla piattaforma Mepa (il mercato elettronico della pubblica amministrazione)”.

C’è tanto materiale investigativo da sviluppare. Per una parte di indagati, compresi Manganaro, Damiani e Antonio Candela (ex manager dell’Asp di Palermo e responsabile per l’emergenza Covid della Regione siciliana), è stato deciso il giudizio immediato previsto solo quando la prova viene ritenuta evidente.

Ma ci sono altre posizioni ancora al vaglio degli inquirenti che stanno studiando la mole di atti archiviati nel Nas. Si deve andare a ritroso nel tempo, fino al 2014, anno in cui iniziarono le procedute per l’aggiudicazione della contestatissima gara per i pannolini. Un appalto da 50 milioni di euro per il quale finì nei guai l’ex manager dell’Asp Salvatore Cirignotta. Fu l’inizio della scalata di Candela che denunciò gli illeciti e accompagnò l’allora presidente della Regione Rosario Crocetta per denunciare la vicenda alla Procura della Repubblica.

Cirignotta avrebbe cercato di spingere l’avvocato Damiani, allora presidente della commissione di gara, a far vincere una ditta piuttosto che un’altra. “Io gli dissi che lui era un funzionario pubblico, che doveva resistere – ha testimoniato Candela in Tribunale – e doveva tenere la schiena diritta”.

Dalle parole di Manganaro salta fuori che già in quel periodo era molto attivo Giuseppe Taibbi, colui che, così racconta Candela, avrebbe fatto credere all’ex manager dell’Asp che i servizi segreti contavano suo suo aiuto per combattere la corruzione nella sanità.

Taibbi era particolarmente interessato alla gara dei pannoloni e rappresentava gli interessi di qualcuno: “Non è Candela, né Cirignotta – così Taibbi avrebbe detto a Manganaro – chiunque venga, inteso come direttore generale sappi che noi non avremo problemi”.

“Questo patto originario con Damiani – dice Manganaro – l’ho stretto anche per altri aggiudicazioni, una per una fornitura al pronto soccorso di Termini Imerese aggiudicata alla Healthcare Innovation, ma ci sono state anche altre aggiudicazioni a ditte non tutte riconducibili a me stesso”.

Giochi di potere, dunque, sono andati avanti per anni con l’obiettivo di accaparrarsi le commesse, e nel frattempo la sanità siciliana accumulava i ritardi e le inefficienze che esistono da sempre, e che la pandemia sta mettendo a nudo.


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