Padre Sorge, Primavera ed Estate: "Ha sorriso fino all'ultimo"

Padre Sorge, Primavera ed Estate: “Ha sorriso fino all’ultimo”

Chi era davvero il padre gesuita, morto oggi, protagonista della 'Primavera di Palermo' e di tanto altro? Abbiamo provato a rispondere.
IL RACCONTO DI UNA VITA
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PALERMO- Chi era Padre Bartolomeo Sorge, gesuita, morto a novantun anni? Innanzitutto, un sacerdote. E poi il catalogo assume dimensioni monumentali. E’ stato uno dei volti della ‘Primavera’ di Palermo a cui prestò la sua incrollabile capacità di speranza, è stato un campione del rinnovamento della Chiesa, che avvertiva come esigenza irrimandabile, è stato un intellettuale limpido, severo nei giudizi, disponibile alla comprensione. Ma anche tanto altro. Scorrendo la sua biografia, la si avverte pervasa da un complessivo sentimento dell’estate, inteso come fede nella luminosità che segue gli inverni.

Chi era Padre Sorge? Lui stesso risponde

Facciamo parlare lo stesso protagonista della vicenda che, in uno splendido libro-intervista con il giornalista Paolo Giuntella (‘Uscire dal tempio’, Marietti Edizioni, 1989), circa la sua vocazione, spiegava: “Mi rendo conto che queste coincidenze, a raccontarle, faranno sorridere più di qualcuno. E non so se ho fatto bene a raccontarle. Eppure, avendole vissute, esse hanno per me valore di ‘segno’ e mi trasmettono un messaggio così penetrante e chiaro per capire il disegno di Dio sulla mia vita che, se strappassi, questa pagina, tutto quello che poi è seguito mi sembrerebbe senza senso”.
Si narra, appunto, delle ‘coincidenze’ che lo spinsero a entrare nella Compagnia di Gesù, quando, in un primo momento, altre erano sembrate le destinazioni del giovane uomo, nato a Rio Marina.
A tal proposito, Maria Concetta De Magistris, che coltivava con lui una affettuosa amicizia, tanto da scrivere insieme un libro a quattro mani (‘I sogni e i segni di un cammino’, Le Chateau Edizioni, 2019), osserva: “Aveva una fortissima spiritualità che gli ha permesso di sorridere fino all’ultimo. L’ho incontrato trentadue anni fa e ha cambiato la mia vita, come la vita di altri. Padre Sorge si nutriva di spiritualità. Si sentiva un monaco e intratteneva un rapporto profondissimo con il Signore. La sua esistenza è stata piena di preghiera e di raccoglimento. Ha vissuto la sua fede nel mondo”.
Infatti, in ‘Uscire dal tempio’, l’autore scrive: “Confesso che mi è sempre rimasta una grande nostalgia della vita contemplativa, di una vita, cioè, di nascondimento, di raccoglimento, di meditazione e di silenzio”.

La Primavera di Palermo

L’impegno ‘nel mondo’ si manifestò in molti passaggi e all’inizio degli anni Ottanta. Dopo essere stato il punto di riferimento e il direttore della ‘Civiltà cattolica’, la rivista dei gesuiti, padre Sorge sbarca a Palermo e comincia il suo percorso con i volti di quella stagione: Leoluca Orlando, padre Ennio Pintacuda, i giovani dell’antimafia, in un calderone ribollente di entusiasmo. Ancora una volta risulta un eccellente biografo di se stesso. Nella prefazione de ‘La Primavera breve’ del giornalista Fabrizio Lentini (2011, Edizioni Paoline), in cui si riferisce con suggestiva precisione della nascita del movimento una ‘Città per l’uomo’, in un contesto più ampio, Sorge scrive: “Giunto nell’Isola, la prima cosa che feci fu cercare di ‘vedere’ e di ‘capire’. Mi portavo dentro alcune domande: quali sono i problemi più urgenti di Palermo e della Sicilia? Che cosa è veramente la mafia? I giovani da che parte stanno? La città reagisce o è spenta? La Chiesa che fa?”. Domande cruciali, come si annota, in un conflitto perenne tra la volontà e le avversità, ma senza mai cedere alla rassegnazione. Il commiato? Un addio indulgente: “I germogli fioriti durante la primavera di Palermo sono destinati, nonostante tutto, a dare il loro frutto”.
Dice padre Francesco Michele Stabile, teologo, ‘prete antimafia’, in quegli anni roventi e oltre: “Padre Sorge arrivò a Palermo per migliorare la formazione politica e mediare con i cattolici dello strappo, che non si riconoscevano più nella Democrazia Cristiana, in un’ottica riformista. Forse non colse subito che l’azione del ‘clero antimafia’ non era sussidiaria alla lotta dello Stato contro la criminalità, perché per noi rappresentava il fulcro, un impegno del nostro ministero. Poi, però, chiese insistentemente una pastorale specifica: non era una novità, ma la sua autorità aveva una caratura non indifferente. Favorì la ‘Primavera di Palermo’, questo è un merito innegabile. Erano anni difficilissimi”.

Palermo, ma non solo Palermo…

“Per la nostra città padre Sorge è stato una presenza importantissima, un amico del cambiamento e della speranza. Senza di lui molte cose non sarebbero state realizzate e molte idee non sarebbero nate – chiosa Pino Toro, già coordinatore del movimento ‘Una Città per l’Uomo‘ -. Il suo valore attraversa diversi e molteplici ambiti che è giusto ricordare. Sorge è stato un promotore della stagione di rinnovamento aperta dal Concilio, una figura di spicco nella Chiesa, un uomo che ha segnato profondamente il suo tempo e i luoghi che ha visitato. C’eravamo sentiti di recente, ed era sempre molto affettuoso. Avevamo ottenuto la sua collaborazione per un libro che sarà prossimamente pubblicato sulla storia di quegli anni; il padre aveva già mandato il suo prezioso contributo”. Dunque, le ultime parole del ragazzo che desiderava la meditazione e scelse la battaglia non sono state ancora lette. Ed è una singolare ‘coincidenza’ in odore di testamento, un dito puntato verso un traguardo che troppi sembrano dimenticare. Il futuro.

(nella foto padre Bartolomeo Sorge alla presentazione del suo ultimo libro)


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