Ragusa, sentenza di non luogo a procedere per Open Arms - Live Sicilia

Ragusa, sentenza di non luogo a procedere per Open Arms

Comandante e capo missione erano accusati di favoreggiamento e violenza privata.
IMMIGRAZIONE
di
2 min di lettura

Il Tribunale di Ragusa ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, Comandante e Capo Missione della Open Arms, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata. Ne dà notizia Open Arms in un comunicato condiviso su Twitter.

La vicenda di Open Arms

I fatti risalgono al 15 marzo del 2018, quando il rimorchiatore, l’Open Arms, su esplicita richiesta delle autorità italiane, intervenne in soccorso di 218 persone che, dopo l’evacuazione urgente di una donna e di un neonato, vennero fatte sbarcare in seguito nel porto di Pozzallo.

“Durante un secondo intervento – ricostruisce la Ong -, anch’esso sollecitato dalle autorità italiane, arriva la sorprendente indicazione da parte di queste ultime di fermare le operazioni e di permettere alla sedicente Guardia Costiera libica di terminare il soccorso in quanto, così ci viene comunicato, ha assunto il coordinamento dell’operazione SAR (è la prima volta che la sedicente Guardia Costiera libica viene formalmente indicata come referente di un soccorso)”.

La Open Arms a quel punto rifiuta di lasciare i migranti nelle mani dei libici, spiegando che la Libia non può essere ritenuta un porto sicuro, come dimostrano le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono nei suoi centri di detenzione. “Allo stato degli atti manca la prova della sussistenza di un place of safety in territorio libico in grado di accogliere i migranti soccorsi in acque SAR di competenza, nel rispetto dei diritti fondamentali”.

“Dopo ore di attesa – ricostruisce ancora la Ong – e dopo non aver ricevuto alcuna indicazione su un possibile sbarco in un porto maltese, finalmente l’Italia comunica alla Open Arms di dirigersi verso il porto di Pozzallo”. Dopo una prima inchiesta aperta dalla Procura distrettuale di Catania, venivano contestati dalla Procura di Ragusa, ritenuta competente per territorio, i reati di violenza privata e associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Il GIP presso il Tribunale di Catania decideva di non ravvisare elementi idonei a fondare l’esistenza di quel legame associativo, ma stabiliva tuttavia che “non poteva essere consentito alle ONG di creare autonomi corridoi umanitari al di fuori del controllo statuale e internazionale, forieri di situazioni critiche all’interno dei singoli paesi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza”. Veniva dunque contestato al comandante e alla capo missione il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violenza privata per aver disatteso le indicazioni delle autorità italiane.

“Difesa dei diritti umani”

Per il Tribunale di Ragusa il reato di violenza privata on sussiste e quello di favoreggiamento è non punibile per stato di necessità. L’udienza preliminare si è tenuta oggi in tarda mattinata.

“Il nostro agire è sempre stato dettato dal rispetto delle Convenzioni internazionali e dal Diritto del Mare, quello che ci muove è la difesa dei diritti umani e della vita, principi fondativi delle nostre Costituzioni democratiche”, commenta su Twitter la Ong. (Sa. T.)

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI