"Ambulanze in fila davanti all'ospedale", il post del medico del 118

“Ambulanze davanti all’ospedale”, il post del medico del 118

La fila delle ambulanze che attendono di entrare in pronto soccorso. Il post accorato di un medico su Facebook.

PALERMO “Cari facebookiani queste sono ambulanze ferme da molte e sottolineo molte ore in attesa al pronto soccorso di Partinico, sì, Partinico, perché gli ospedali palermitani, quindi ‘Cervello’ e ‘Civico’, non avevano posti per accettare pazienti.. dentro non erano vuote come qualche negazionista può pensare…”
Scrive così, sul suo profilo Facebook, Luca Re, medico del 118 e testimonia, con parole e immagini, quello che stiamo raccontando da settimane ormai, la difficoltà del sistema sanitario e l’abnegazione del personale che opera nonostante tutto, in tempo di pandemia.

“Caro negazionista”

E’ una lettera aperta, necessaria, anzi, sacrosanta, dedicata anche a chi non vuole credere, a chi scrive sui social che non è vero che gli ospedali sono pieni, che è tutto un complotto, oltrepassando il limite della decenza, come si oltrepasserebbe quello del ridicolo, se questa non fosse una tragedia.
Scrive il dottore: “…dentro c’è un soccorritore in alcune ambulanze anche due soccorritori vestiti con tuta guanti doppia mascherina calzari o stivali che magari ha dovuto scendere così vestito un pz per le scale e, nonostante la stanchezza, si è dovuto mettere alla guida per portare a destinazione il paziente che aveva bisogno di cure e tutto sudato, con l’aria che manca dentro queste tute, aspetta il proprio turno per fare l’ennesima fatica per adagiare il paziente in un’altra barella e una volta libera si deve rimettere in moto senza toccarsi il viso, stando attento a che movimenti fare per non strappare la tuta, per andare alla casa del sole 48 km interminabili sperando non ci sia molto da attendere per potersi spogliare in sicurezza”.

“Il paziente impaurito”

“Nel vano sanitario – si legge ancora – ci sta il paziente, impaurito per quello che lo aspetta che magari fa fatica a respirare e pensa preoccupato anche ai propri familiari e spesso preoccupato anche per tutti noi; insieme a lui ci sta un infermiere e un medico, anche loro vestiti di tuta doppia mascherina, calzari, guanti che cercano in tutti i modi possibili di aiutare il paziente con ossigeno e farmaci e cercano di consolarlo tranquillizzarlo, magari distrarlo facendo raccontare qualcosa della sua vita dei suoi figli dei suoi nipoti e rendergli l’attesa il meno traumatizzante possibile. Una volta consegnato il paziente, ci dirigiamo verso quei 48 km impazienti di spogliarci impazienti di bere un goccio di acqua impazienti di asciugarci e toglierci la maglietta sotto bagnata di sudore impazienti anche noi di RESPIRARE !!
Non siamo eroi non vogliamo esserlo (quando me lo dicono chi mi conosce può tranquillamente immaginare la mia risposta). Facciamo davvero il nostro dovere di medici soccorritori infermieri al servizio della comunità. I veri eroi sono i nostri figli, mogli, mariti, papà, mamma che a ogni turno ci aspettano, alla fine di ogni turno ci accolgono pur sapendo il rischio che corriamo quotidianamente, che ci supportano quando siamo stanchi nervosi provati..
I veri eroi sono tutti quelli che stanno combattendo e resistendo nonostante le difficoltà, facendo enormi sacrifici con le proprie attività: bar, ristoranti, palestre e capisco che queste restrizioni sono l’ennesima richiesta di pazienza e di forza ma davvero noi siamo distrutti esausti e la nostra sanità è quasi al collasso, ricordandovi che non esiste solo il covid.. e non possiamo/vogliamo trascurare il resto.. In bocca al lupo a tutti noi e che questo lupo VIVA il più a lungo possibile”. Una riflessione sincera e scritta di getto che racconta il peso di un sistema che boccheggia sotto la seconda ondata, perché, alla fine, non ci sono sistemi che possono reggere comunque, a prescindere dalle loro criticità.


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