"Covid, chiusa per ore in una stanza": il racconto dell'assessore

“Covid, chiusa per ore in una stanza”: il racconto dell’assessore

Il racconto di Antonella Tocco, assessore al Comune di Balestrate: "Ecco il mio calvario".
LE STORIE DEL COVID
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PALERMO– “Sono stata chiusa in una stanza per 24 ore, senza cibo e senza acqua, perché dovevo fare una trasfusione, mentre tutto intorno c’era il caos. Una situazione che non auguro a nessuno e per questo dico: proteggetevi, indossate la mascherina, state attenti”. E’ questo il racconto che sgorga, con toni di sgomento, dalle labbra di Antonella Tocco, 45 anni, assessore al Comune di Balestrate. “Ci tengo soprattutto a rivolgere un appello a tutti – dice lei – a chi magari ancora non crede alla situazione di emergenza degli ospedali. Nessuno prenda la situazione alla leggera”.

“La trasfusione e l’inizio del calvario”

Quindi inizia il racconto. “Sono costretta a ricevere periodiche trasfusioni di sangue – dice l’assessore –. Ogni volta, effettuo un tampone, regolarmente, per sicurezza. Il 26 ottobre, lunedì scorso, risulto positiva al Coronavirus dopo il tampone molecolare: tutti in quarantena in famiglia, dopo avere informato il medico curante. Si pone il problema della trasfusione con la massima garanzia per me e per gli altri. Il giovedì successivo, arriva l’ambulanza per portarmi al ‘Cervello’, ma, sul mezzo, il tampone rapido risulta negativo: una situazione di incertezza e l’avvio del calvario. In ospedale mi sistemano in una stanza, mi somministrano un altro tampone molecolare per dirimere il dubbio e mi rassicurano. Mi comunicano che in tre o quattro ore si saprà l’esito. Alle dieci di sera non so ancora nulla. Finalmente, ricevo la trasfusione che dura fino all’una a mezza di notte. Non ho né mangiato, né bevuto, nel frattempo. All’alba la notizia: mi confermano che sono positiva. E bevo un poco d’acqua. L’ambulanza mi riaccompagna a casa”.

“Rispettiamo le regole”

Il resoconto è secco, la voce è piena di preoccupazione. “Fortunatamente sono asintomatica – spiega Antonella Tocco – ma quanto ho trascorso in ospedale non lo auguro a nessuno. Il mio non è un attacco alla sanità e ai lavoratori, capisco il momento. È un momento difficile per tutti e lancio un appello perché tutti si tutelino il più possibile. Il Covid c’è, l’irresponsabilità può soltanto aggravare le cose. Sono in pena per mia madre che ha il Covid ed è ricoverata a Partinico. E’ un frangente delicatissimo, abbiamo tutti il dovere di essere solidali e rispettosi delle regole”.

I numeri dei pronto soccorso

E’ una delle tante storie di sofferenza, ognuna con il suo carico di paure e soprassalti, che stiamo raccogliendo in giorni tormentati, mentre chi lavora sul campo cerca, con molta abnegazione, di fare quadrare il cerchio. Per capire di cosa stiamo parlando serve forse un conforto aritmetico. I numeri delle aree d’emergenza, anche oggi, sono, come accade spessissimo, pesanti. Intorno alle cinque di pomeriggio, il pronto soccorso dell’ospedale ‘Civico’, che ormai raccoglie casi Covid, ha quarantotto pazienti con un indice di sovraffollamento del 160 per cento; i codici rossi sono sedici: sei in trattamento, dieci in osservazione. Non va meglio per il pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello’, con quarantacinque persone, per un indice di sovraffollamento del 225 per cento. Sessantuno sono i pazienti dell’urgenza di Villa Sofia che si occupa delle altre patologie: indice di sovraffollamento del 203 per cento.


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