Giovanna, Paolo, Rosario... Covid: questa è la nostra Spoon River

Giovanna, Paolo, Rosario… Covid: questa è la nostra Spoon River

Non sono numeri le vittime del Coronavirus. Erano persone. Oggi ricordiamo alcuni morti siciliani, con nome e cognome.
CORONAVIRUS, LE VITTIME
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Amiamo ciò che teniamo vicino e ne sentiamo la mancanza, quando non c’è più. Amiamo le rose dei nostri giardini, sotto il sole o sotto la pioggia, perché il loro profumo risuona familiare e ha costruito un legame con la nostra vita. Amiamo il respiro che percepiamo singolarmente, il passo dell’ombra accanto al nostro passo, il viaggiatore seduto accanto a noi, purché siano riconoscibili. Per questo scolpiamo i nomi sulle lapidi dei cimiteri: niente merita l’oblio.
Eppure, il Coronavirus, con i suoi rintocchi di guerra ha già decretato la sopraffazione del numero sull’umanità. Scrutiamo le cifre per avere notizie dal fronte, per sapere la data approssimativa in cui potremo sperare nella vittoria. Un peccato naturale: l’impatto tra una catastrofe e l’istinto di conservazione, drammaticamente, semplifica.
Ma qui si vuole tentare un recupero di ricordo e di cuore, mettendo insieme le storie che già conoscevamo e quelle che abbiamo imparato a conoscere, per comporre una parziale Spoon River dei morti siciliani di Coronavirus, in memoria di tutte le vittime.

Madre e figlio, andati via insieme

Una famiglia di Gela è stata distrutta dal Coronavirus. La madre (V.R.) e il figlio (S.M.) sono morti nel giro di pochi giorni. Abbiamo scelto di non scrivere i nomi per esteso ma le iniziali, perché c’è una persona ancora ricoverata in rianimazione, il marito e padre, in condizioni di grande fragilità. Però volevamo che restasse la traccia di chi ha subito una immane tragedia. Erano stati ricoverati nell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. La signora è andata via gli ultimi giorni di ottobre, il suo ragazzo agli inizi di novembre. Lei aveva 72 anni, lui 50. Commenta il sindaco di Gela, Lucio Greco: “Una vicenda terribile che ha scosso la nostra comunità. Ogni morte è un evento tragico. Dobbiamo stare attenti, seguire le regole, e pensare alle vittime con affettuosa vicinanza”.

Lacrime per la maestra Giovanna

Giovanna Pernice, 57 anni, era la maestra di Villafrati, in provincia di Palermo. Qualcuno ha scritto per lei sui social: “Ti prometto che il tuo desiderio di essere presente alla mia laurea sarà avverato poiché anche se tu non ci sei più resterai sempre nel mio cuore e quel giorno, sono certa che tu ti troverai al mio fianco a sostenermi, come hai sempre fatto. Sei e sarai sempre la mia maestra preferita, la mamma di tutti, l’amica con cui ridere, la donna con indosso sempre il sorriso”. E’ sua la foto di copertina che la ritrae con uno striscione in ricordo. Il sorriso di una maestra non tramonta mai.

Grazia, e l’appello del sindaco

Grazia, 83 anni, era un’anima della comunità di Cinisi. Di lei il sindaco, Giangiacomo Palazzolo, ha detto: “Credo che non avesse quasi nessuno, a parte qualcuno che la assisteva e le voleva bene. Mi hanno riferito che alla signora si è scaricato il telefonino e che non ha potuto ricaricarlo per comunicare, è morta da sola”. Ed è il destino di troppi. La pandemia separa, prima di uccidere.

Paolo, il professore buono

“La nostra scuola, la comunità che ci accoglie nel suo abbraccio di serena collaborazione, è stata colpita da un grave lutto: Paolo Spinoso, un nostro stimato, caro collega, persona gentile, mite, preparata…”. Così l’istituto ‘Regina Margherita’ di Palermo ha commemorato il docente scomparso a 63 anni. “Caro professore, rimarrà sempre nel nostro cuore. Nessun altro professore di scienze sarà come lei, geniale, stravagante, simpatico, divertente e soprattutto umile. Ci ricorderemo per sempre delle sue avventure con il suo amico “Paolino”. Ci ricorderemo per sempre del suo metodo di insegnamento, e della persona meravigliosa che era. Ci ricorderemo, soprattutto, del suo animo buono”. Un epitaffio per l’eternità.

Natale che voleva svegliarsi

“Farei qualsiasi cosa perché tutto ciò fosse un brutto sogno, un incubo dal quale presto vorrei svegliarmi”. Così scriveva il professore Natale Pulizzi, 61 anni. Poi l’annuncio del sindaco: “Ci svegliamo con una notizia tristissima per Petrosino, con immenso dolore apprendiamo che Natale Pulizzi, vicepreside dell’istituto comprensivo ‘Nosengo’, è salito al cielo”. “Non era l’ora di andare in paradiso – si legge sui social -. Non ci sono parole neanche a dire le mie sentite condoglianze alla famiglia perché ancora non era l’ora per morire”. Tanto il cordoglio, accompagnato dalle lacrime.

Rosario e la forza di sua figlia

Rosario Oliveri, 75 anni, un capofamiglia amatissimo fino all’ultimo ha ricevuto conforto, nella sua Palermo. Sua figlia Francesca l’ha assistito, ammalandosi: “Sono entrata a casa di mio padre da negativa e pensavo che anche questa battaglia l’avremmo vinta insieme. Sembrava che potessimo farcela. Sono rimasta giorno e notte con lui. No, non potevo lasciarlo solo. Poi, tutto è precipitato. Ho il Covid per avere assistito papà ed è una scelta che rifarei”. Sono soltanto alcuni.
Scrive Edgar Lee Masters, nella sua Spoon River, riguardo a Jones, il violinista: “La terra emana una vibrazione là nel tuo cuore, e quello sei tu”.
Chi ha cercato le parole e gli sguardi che rimanevano, chi è stato costretto a lasciare andare, sa che l’amore è impotente ma invincibile, con la pioggia o con il sole, e che dobbiamo proteggerlo. Senza abbandonare nemmeno uno dei fiori che condividono, con noi, il giardino.


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