Viaggio al 'Civico', una notte con chi combatte il Covid VIDEO - Live Sicilia

Viaggio al ‘Civico’, una notte con chi combatte il Covid VIDEO

Fotogramma dal video di Pietro Galluccio
Le immagini dall'unità di Medicina interna dell'ospedale di Palermo, trasformata per assistere chi ha il virus. "Sottovalutare è pericoloso"

PALERMO – “Mi dispiace non poterti sentire più al telefono, ma forse è meglio così per curarti meglio e più velocemente”. Quella della ‘lettera a nonno Ciccio’ è una delle tante storie che si incrociano all’ospedale Civico di Palermo, raccontate nelle immagini notturne girate da Pietro Galluccio fra il 5 e il 6 novembre e montate da Mattia Galluccio. Il filmato integrale è disponibile su Youtube. Nell’ospedale palermitano il reparto di Medicina interna è stato convertito per assistere i pazienti contagiati, coi 66 posti letto ordinari ridotti di alcune unità per poter ricavare le “zone cuscinetto”. Si tratta delle anticamere che collegano i locali contaminati a quelli “puliti”, nelle quali avviene la svestizione per non portare il virus al di fuori.

Un virus che galoppa in tutta la Sicilia e non dà tregua al reparto Covid del Civico, dove si registrano sette decessi e cento pazienti dall’inizio della seconda ondata. Proprio il centesimo ha una storia clinica particolare: dimesso come positivo asintomatico dopo tre settimane in un altro ospedale Covid, in tre giorni ha avuto una ricaduta improvvisa sviluppando una polmonite “molto severa”.

Si lavora senza sosta

A disposizione di chi ha bisogno di cure sarebbero previsti cinque operatori per turno su ciascuno dei due piani del reparto, fra medici, infermieri e operatori sociosanitari. ‘Sarebbero’ perché nella realtà dei fatti il numero è quasi sempre raddoppiato, soprattutto a cavallo fra i turni. Chi finisce il turno non va via, chi deve iniziare quello seguente arriva in anticipo. Al personale ordinario se ne aggiunge comunque altro, che si occupa dei casi in cui sono previste terapie specifiche come la dialisi.

Il lavoro senza sosta trova riscontro nelle parole del primario, Salvatore Corrao. Spiega che il reparto ospita sia “pazienti che hanno il virus, più che la malattia in senso stretto”, sia “altri pazienti che necessitano un’assistenza medio-alta, del casco o addirittura della ventilazione. Altri pazienti – aggiunge il medico dell’ospedale Civico – hanno necessità di essere seguiti anche quando sono guariti dalla malattia polmonare, per le varie comorbilità che hanno”.

Zona “sporca” e zona “pulita”

La quotidianità ospedaliera di chi combatte il Covid è profondamente condizionata dalla sua presenza. Nel caso dell’ormai ex Medicina interna, per esempio, si assiste a una sorta di sdoppiamento del reparto: le cartelle cliniche nei locali “sporchi” sono contaminate e non possono essere archiviate, quindi vengono inviate alla parte “pulita” in versione digitale. “Lavoriamo in coppia – spiega il dottor Agostino Racalbuto, protetto dalla testa ai piedi, gli occhi appena visibili tra la visiera appannata e la mascherina –. Un medico lavora sul paziente; l’altro all’esterno, nella zona pulita, raccoglie tutti i dati e compila una cartella parallela”.

Prassi ormai consolidata anche la vestizione e la svestizione, della durata di dieci minuti ciascuna, fra strati multipli di mascherine e guanti, visiere e tute protettive complete. Sulle pareti delle zone cuscinetto dell’ospedale Civico sono affissi diversi cartelli che illustrano ogni fase della procedura, da seguire alla lettera. Intanto lo spettro della carenza di attrezzature incombe continuamente: vanno centellinati i calzari, le visiere e i fragili caschi a pressione monouso indossati dai pazienti. Tutto materiale prezioso ma presente in quantità ridotte.

L’appello del primario

“Sottovalutare la patologia Covid-19 è estremamente pericoloso – avvisa il primario Corrao, che è anche membro del Comitato tecnico-scientifico regionale, nell’unico momento del video in cui non deve indossare protezioni –. Gli asintomatici rappresentano il vero problema perché fanno circolare il virus, ma anche all’interno dei paucisintomatici, che hanno pochi sintomi, ci sono quelli che possono precipitare nell’arco di mezz’ora o un’ora. Sottovalutare – ribadisce – è veramente un fatto estremamente pericoloso dal punto di vista dei messaggi che si possono lanciare alla nostra popolazione”.


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