Coronavirus, vertice sulle criticità: "Evitare gli ospedali misti" - Live Sicilia

Coronavirus, vertice sulle criticità: “Evitare gli ospedali misti”

I sindaci della provincia hanno avanzato diverse richieste all'assessore Razza.
L'EMERGENZA SANITARIA
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CATANIA – Serpeggia non poca preoccupazione tra i sindaci del comprensorio catanese per le sorti degli ospedali alla luce dell’allargarsi a macchia d’olio dei contagi e delle difficoltà ordinarie di quanti ogni i giorno si affidano alla sanità locale. Buona parte di questi dubbi sono stati espressi ieri pomeriggio in occasione della Conferenza metropolitana dei sindaci. Una riunione operativa, rigorosamente in videoconferenza, finalizzata fare il punto della situazione con l’assessore Ruggero Razza, il Direttore Generale dell’Asp di Catania Maurizio Lanza e il Commissario per l’emergenza Covid Pino Liberti.

Quale strategia?

Dismessi i panni delle cicale, l’inverno impone di vestire quelli delle formiche: è questo il non detto delle critiche avanzate da alcuni sindaci all’indirizzo del governo regionale. I primi cittadini, che pure nei mesi scorsi avevano avanzato non poche soluzioni, chiedono a gran voce di correre ai ripari. Tra le richieste avanzate, quella di implementare il tracciamento di massa attraverso le postazioni drive in, un’operazione che ha assicurato l’assessore sarà allargata ai vari comuni una volta terminate le operazioni nei centri con più di trentamila abitanti. Rassicurazioni in arrivo anche per l’ottimizzazione delle operazioni dei tamponi di riscontro. Ma alcuni nodi sono ancora da dirimere: le strade dei sindaci e dei vertici regionali sembrano divaricarsi.  

Posti letto, che fare?

Con fair play ed evitando strumentali polemiche, il sindaco di Militello in Val di Catania, Giovanni Burtone, ha espresso preoccupazione per la situazione dei posti letto negli ospedali e rimarcato l’assordante silenzio dell’assessorato circa le proposte avanzate mesi fa dai primi cittadini. 

“Noi sindaci non abbiamo fatto una proposta di suggestione, ma proposto un’ipotesi che lei ha dichiarato ideologica. Noi abbiamo posto il tema di non andare agli ospedali misti, perché li consideriamo rischiosi. Per evitare questo problema ed altri, abbiamo suggerito di trovare un grande ospedale da dedicare al coronavirus, non per tutta la Sicilia, ma per la provincia di Catania. E ci eravamo permessi di indicarle tutto un padiglione dell’ospedale San Marco che credo arrivi a circa 380 posti letto”. Una proposta bocciata dall’assessore Razza che aveva individuato altre soluzioni. I sindaci avevano proposto anche di recuperare gli ospedali dismessi come il Ferrarotto o il Santo Bambino. Ipotesi che Burtone ha invitato a prendere in considerazione. I vertici regionali sembrerebbero invece determinati a seguire il loro piano, a partire dal potenziamento dei posti letto nelle strutture già operanti. 

Acireale e l’incertezza del domani

l sindaco di Acireale, Stefano Alì, ha acceso i riflettori sullo stato di salute (è il caso di dirlo) della sanità locale alla luce della parziale conversione del nosocomio acese in covid hospital. “Occorre capire quale è lo scenario nel quale la Regione si sta muovendo. L’ospedale di Acireale è stato trasformato per l’80 % struttura Covid e, quindi, sono rimasti solo alcuni reparti. Questo ospedale misto crea un danno enorme alle funzioni che possono essere erogate. Oggi, ad esempio, su 12 pazienti che si erano prenotati per un esame di gastroenterologia se ne sono presentati soltanto due; gli altri, probabilmente, hanno paura ad entrare in un ospedale dove viene trattato il Covid”, ha spiegato. “Oggi abbiamo fatto un’opera davvero meritoria, attraverso l’Asp di Catania, guidata dall’assessore: uno screening di massa sugli Istituti scolastici superiori”, ha detto il sindaco. Pallottoliere alla mano, lo scenario non è rassicurante. “Quindi, abbiamo un campione di soggetti generico, che non era legato a malattie o precedenti patologie o rischi particolari. E su questo campione che i medici con grande dedizione hanno realizzato è venuta fuori una percentuale del 5.75 %. Se noi proiettiamo questo dato su Acireale, una città di 52mila abitanti, abbiamo una presenza di positivi che è di 2.500 persone, quando oggi, rispetto al dato che arriva dall’Asp, sono circa 220”, ha a argomentato . “Oggi non riusciamo a reggere tutta la richiesta che arriva. Con questi dati che abbiamo, mi chiedo, qual è l’idea di quando l’ospedale di Acireale potrà tornare alla normalità?” Una domanda alla quale, per il momento, è oggettivamente difficile dare risposta (con tutte le conseguenze del caso). 

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