Il Covid e le pazienti oncologiche: "Non abbandonateci"

Il Covid e le pazienti oncologiche: “Non abbandonateci”

Sono fiori fragili e al tempo stesso fortissimi. E chiedono di non essere lasciate sole.

PALERMO- “Leggiamo con preoccupazione e sconforto le notizie di alcuni articoli odierni: nello specifico ‘presso il padiglione A dell’Ospedale Cervello di Palermo, sono iniziati i lavori per la realizzazione di ulteriori 10 posti letto della Terapia Intensiva (UTi) al 5 piano e di 40 posti di terapia Intensiva respiratoria (Utir) al sesto piano dello stesso padiglione’.
Al sesto piano dell’edificio A ha sede la Breast Unit/Centro di riferimento Regionale di Senologia e Centro di Riferimento Regionale di Chirurgia Oncoplastica della mammella ci chiediamo che fine farà. Che fine farà l’assistenza, la diagnosi e le cure alle donne affette da carcinoma mammario? Durante tutte la fase dell’emergenza Covid-19 il reparto, presso cui ha sede la nostra Associazione di Volontariato, pur adeguandosi ai provvedimenti restrittivi dettati dal governo per il contenimento dell’emergenza Covid-19, ha continuato a fornire alle pazienti affette da cancro della mammella tutta l’assistenza sanitaria necessaria per cercare di guarire da una malattia che se lasciata alla sua storia naturale porta inevitabilmente alla morte. Che fine farà questo percorso virtuoso?”.

Mimma Trapani

La lettera delle donne coraggiose

Così scrive Mimma Trapani, presidente dell’Associazione di volontariato ‘Breast Club’. Chi conosce il dolore, di solito, prende due strade che non hanno familiarità. Può scappare a gambe levate, una volta sopravvissuto, nell’illusione di non incontrarlo mai più. Può abbracciarlo, nel corpo e nell’anima degli altri, per condividere un pezzo di cuore e di strada. Mimma, e non solo lei, ha stretto a sé la generosità come un compagno di viaggio.
Oggi racconta: “L’associazione di volontariato all’ospedale ‘Cervello’ esiste dal 2002. Io ho cominciato da volontaria nel 2013″ E siccome le donne, quando si mettono insieme, sono fortissime, ecco che è nata un’unione inossidabile. “Tutte le volontarie – racconta Mimma – offrono la loro esperienza e il loro conforto. Abbiamo la nostra amica psicologa, offriamo servizi. Da marzo, nonostante tutto, abbiamo continuato a garantire assistenza. Ora abbiamo paura che il cammino di possa bloccare. Non ci hanno nemmeno detto dove andremo e che faremo”. Sono fiori sotto la pioggia queste donne che si danno reciprocamente aiuto e creano un ponte dove il dolore procede, in un sentiero di spine, cercando il bivio giusto della speranza.

“Telefonate angoscianti”

“Ogni giorno – continua la lettera-testimonianza – raccogliamo, telefonate angoscianti da parte delle pazienti in attesa di un intervento che non arriva, di follow-up che vengono rinviati, di medicazioni postoperatorie che non possono più essere garantite, di mammografie bloccate, di microbiopsie rimaste sospese. Il disagio emotivo e il distress nella gestione di quello che è il proprio percorso terapeutico è stato ulteriormente aggravato dallo smistamento del reparto in due presidi differenti Cervello e Villa Sofia. Alle pazienti non è più offerto l’opportunità di poter svolgere tutte le indagini cliniche-diagnostiche in un’unica struttura ma si ritrovano ad essere inviate da un reparto all’altro per eseguire tutti gli esami, medicazioni e cure necessarie per il proprio percorso clinico-terapeutico. Esponendole cosi ad un rischio maggiore di poter contrarre l’infezione Covid-19”.
A corredo altre testimonianze. Eccone una: “Sono Ivana, operata presso la Breast- Unit dell’Ospedale. Un ammalato oncologico è costretto a raccogliere tutte le proprie forze per combattere e contrastare con grinta e determinazione una malattia che mette a dura prova contemporaneamente corpo e mente… per questo motivo non ha la possibilità di reclutare ulteriore forza per far fronte a episodi di cattiva gestione dei tempi e dei luoghi che dovrebbero aiutarlo nella gestione della malattia. È inaccettabile essere costretti causa “covid” a saltare medicazioni essenziali su ferite a rischio di infezione oppure visite oncologiche di controllo da cui dipende la sopravvivenza oppure sedute con uno psicologo che dà gli strumenti per mantenere la lucidità mentale per lottare contro la malattia, per accettarla e per conviverci”.
“Non vogliamo polemizzare – spiega Mimma – vorremmo solo delle risposte. Non ci interessa accusare nessuno, vogliamo che si continui ad assistere chi ha bisogno”. Non alzano la voce, ma pretendono di respirare. E trasformano in coraggio il male che morde. Sono così i fiori sotto la pioggia.


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