Rogo al lido balneare di San Vito, indagati tre palermitani - Live Sicilia

Rogo al lido balneare di San Vito, indagati tre palermitani

Inchiesta sull'incendio doloso di maggio

Un incendio doloso ha aperto, a San Vito Lo Capo, uno scenario inquietante che vede coinvolti tre uomini palermitani ritenuti mandanti ed esecutori materiali dell’incendio doloso e, assieme a loro ma per altri capi di imputazione, anche un imprenditore e due militari della Capitaneria di porto in servizio proprio a San Vito Lo Capo. I fatti risalgono al 24 maggio del 2018, quando a San Vito Lo Capo vennero incendiati ombrelloni e lettini della ditta “Paola”, lido balneare presso il quale era possibile affittare anche biciclette. Venne subito ritenuto un incendio doloso e l’allora sindaco Matteo Rizzo parlò di “pazzi delinquenti che non amano il paese e non rispettano il lavoro delle persone”.

In quei giorni, a San Vito Lo Capo, era in corso il festival degli aquiloni e c’era un notevole afflusso di persone, straniere soprattutto.I presunti responsabili di quell’azione sono stati individuati e il prossimo 21 dicembre compariranno davanti al Giudice per le udienze preliminari di Trapani, Roberta Nodari. Si tratta di Luigi Mazzamuto, Massimo Ferrazzano e Fabio Pullara tutti palermitani. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ferrazzano e Pullara sarebbero gli esecutori materiali dell’incendio che aveva il solo scopo di danneggiare la struttura balneare di Paola Morana. Luigi Mazzamuto, invece, sarebbe l’ideatore e il mandante dell’azione delittuosa ed avrebbe anche pensato a fornire la base logistica agli esecutori materiali dell’incendio doloso.

Alla base dell’azione punitiva ci sarebbero futili motivi riguardanti dissapori fra Mazzamuto e la titolare del lido, Paola Morana, insorti in relazione all’uso della spiaggia di San Vito Lo Capo oggetto delle rispettive concessioni demaniali marittime.I danni alla struttura balneare vennero stimati in circa 40mila euro: venne distrutto il gazebo adibito a deposito di lettini, sdraio, ombrelloni da spiaggia e biciclette che venivano noleggiate dalla ditta Morana. Ma l’inchiesta, grazie anche all’apporto dell’allora sindaco di San Vito Lo Capo, Matteo Rizzo, e ad alcuni esposti anonimi, si allargò e finì per coinvolgere altre tre persone. In particolare, il prossimo 21 dicembre compariranno davanti al GUP Roberta Nodari anche il Comandante della sezione di Polizia Marittima e Difesa Costiera della Capitaneria di porto di Trapani, Federico Sorrentino, e il responsabile della sezione Affari Generali della stessa Capitaneria di porto, Vincenzo Tardia.
Sorrentino e Tardia sono accusati di corruzione in concorso per atti contrari al dovere di ufficio e falso. L’imprenditore Andrea Di Liberti, invece, è accusato della sola corruzione in quanto avrebbe più volte elargito somme di denaro contante al Comandante Sorrentino inducendolo, così si legge nel provvedimento del PM,“ acompiere svariati atti e comportamenti contrari al proprio dovere d’ufficio con asservimento delle sue funzioni agli interessi imprenditoriali del Di Liberti e di suoi prossimi congiunti”.
Di Liberti elargiva, quindi, secondo l’ipotesi del magistrato inquirente, e Sorrentino incassava. E questo avrebbe portato il comandante della sezione di Polizia Marittima a omettere controlli e l’applicazione delle conseguenti sanzioni nonché a omettere la trasmissione di esposti in forma anonima aventi come oggetto presunti illeciti relativi alle attività commerciali riconducibili ad Andrea Di Liberti e ai suoi congiunti.


Diversi gli esposti anonimi che in quel periodo sono stati inviati proprio alla Capitaneria di Porto. Nomi, cognomi e circostanze che avrebbero evidenziato illeciti nella gestione delle aree demaniali della spiaggia di San Vito Lo Capo e nella concessione delle stesse soprattutto a favore di Luigi Mazzamuto (ritenuto il mandante dell’incendio doloso dal quale scaturirono le complesse indagini) e di Andrea Di Liberti. Esposti nei quali venivano chiaramente specificate ipotesi di violenza privata e occupazione abusiva da parte di esercenti il noleggio di ombrelloni e lettini nell’area demaniale della spiaggia sanvitese destinata a spiaggia libera. Ma in quelle lettere si lasciava intendere anche di “protezioni da parte dei militari della Capitaneria nei confronti di Di Liberti”.

Un contributo notevole a questa indagine lo fornì l’allora sindaco di San Vito Lo Capo, Matteo Rizzo, che consegnò ai Carabinieri del NORM di Alcamo alcune registrazioni audio nelle quali alcuni cittadini si lasciavano andare a considerazioni circa le ipotesi di corruttela di alcuni esponenti della locale sezione della Capitaneria di porto. Matteo Rizzo consegnò tutto ai carabinieri e scattarono le indagini che si avvalsero di intercettazioni telefoniche.

Venne disposto un controllo accurato negli uffici di pertinenza dei due esponenti della Capitaneria di porto, Sorrentino e Tardia, e saltarono fuori gli esposti e le denunce che, nel tempo, erano state inviate da anonimi cittadini e anche a un sedicente “comitato cittadini di San Vito Lo Capo”. Tutti i documenti sono stati ritrovati in originale nei cassetti dell’ufficio del Comandante Sorrentino, motivo per il quale quest’ultimo è stato anche gravato dell’accusa di non aver denunciato alla Procura di Trapani le ipotesi di reato a lui pervenute. Una vicenda complessa. Una matassa che il GUP proverà a sbrogliare il prossimo 21 dicembre.

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