Qual è il nesso tra Leonardo Sciascia e Fedor Dostoevskij? Con Metafisica del sottosuolo (Divergenze, 2020), la palermitana Antonina Nocera setaccia un campo inesplorato, ma che riserva delle sorprendenti coincidenze. Un saggio veloce e dal passo innovativo. E se lo metto nero su bianco il professore Antonio Di Grado, uno dei custodi dell’opera del racalmutese, vuole dire che la questione merita attenzione. La scrittura come indagine, sui fatti e sugli uomini. “Da qui – scrive nell’introduzione – la propensione di entrambi a riflettere sulla apparente ferrea eppur così evanenscente e sfilacciata concatenazione delitto-castigo, a dibattersi tra le tavole della Legge e una più umana, e direi più evangelica, sete di giustizia, a imperniare su queste vitali contraddizioni un modello romanzesco cui, nel caso di Sciascia, si attribuisce impropriamente l’etichetta del giallo, ma che è piuttosto per entrambi un cimento ermeneutico, un discorso sui massimi sistemi, un conflitto di idee impersonate da personaggi-portavoce”.
Quella sete di giustizia che lega Sciascia a Dostoevskij
Ne scrive Antonina Nocera con Metafisica del sottosuolo.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo