Covid, la testimonianza: "Ora la vita mi sembra una conquista" - Live Sicilia

Covid, la testimonianza: “Ora la vita mi sembra una conquista”

Salvatore Alestra e Anna Rita Romano, marito e moglie
I tamponi positivi, poi l'incubo e, per fortuna, il lieto fine. Il racconto di marito e moglie

TRAPANI – La loro esperienza con il Covid-19 è iniziata intorno al 20 di ottobre scorso. Prima furono dei leggeri colpi di tosse, poi sopraggiunse la febbre e, nel giro di pochi giorni, la situazione si aggravò. Salvatore Alestra e Anna Rita Romano (marito e moglie) si sottoposero al tampone rapido e risultarono entrambi negativi. Ma i sintomi del Covid-19 c’erano tutti. La signora Anna Rita iniziò ad avere difficoltà respiratorie e, su suggerimento del figlio Tony che, guarda caso svolge proprio il ruolo di Covid Manager per diverse associazioni di soccorso nel territorio trapanese, utilizzò il saturimetro del figlio per misurare l’ossigenazione del sangue e si rese conto che i suoi polmoni non assumevano quantità sufficiente di aria.

I tamponi positivi

Vennero sottoposti, quindi, al tampone molecolare e questo non diede scampo: positivi entrambi. La signora Anna Rita, però, stava diventando sempre più grave. Attesero dodici ore per un ricovero all’ospedale di Trapani e poi vennero trasferiti al Covid Hospital di Marsala: Anna Rita fu intubata immediatamente, suo marito Salvatore fu sistemato in pre-rianimazione. Ieri il loro calvario personale è finito e sono ritornati entrambi a casa, a Paceco. Ci siamo fatti raccontare la loro esperienza, le loro sensazioni. Anna Rita Romano è un’insegnante da poco in pensione, suo marito Salvatore Alestra è un ingegnere. “Le sensazioni iniziali sono angoscianti. Paura  di morire per non poter respirare, avverti la mancanza di ossigeno e pensi che non ce la fai più – ci dice Anna Rita Romano – Inizi a percorrere la tua vita a ritroso… mi sono venuti in mente tutti i miei alunni, i loro visi, i loro sguardi”. Per lei è stata necessaria l’intubazione. “Quando vieni intubata – ci racconta – non sei più tu. Vivi la realtà di un’altra persona, pensi di essere stata rapita da uomini e donne con tute bianche, la paura ti perseguita in ogni momento della giornata e non riesci più a percepire la notte e il giorno. La sala rianimazione è sempre con luci accese ed è un continuo di tute bianche che si disinfettano costantemente. Essere intubati è una esperienza terrificante”. Adesso sono ritornati a casa loro e dovranno seguire dei protocolli sanitari ben precisi.  Hanno voluto ringraziare quanti si sono interessati alla loro salute, uscendo sul balcone per un saluto…

Il racconto in prima persona

“La vita mi sembra una conquista – continua Anna Rita – apprezzo ogni momento della quotidianità, ti vengono in aiuto gli affetti più cari: la famiglia, i miei adorati figli e i nipoti”. “Mio figlio Tony è stato splendido – afferma Salvatore Alestra – ha sostenuto il peso di due genitori con Covid e nonostante la nostra degenza lui era in prima fila nelle piazze a coordinare gli screening dei tamponi rapidi”. “Una cosa voglio che si sappia – precisa sua mogli –  se per un malato essere ricoverati in un Covid Hospital è un inferno, sappiate che per le persone con handicap è doppiamente grave. Nessuno li capisce, le tute dei medici e del personale coprono le voci e i loro bisogni vengono annullati. Io stessa che porto gli apparecchi acustici non riuscivo a sentire, non capivo ed ero disorientata”. “Gli operatori sanitari stanno facendo sforzi immani per aiutare tutti ma ci vuole una migliore organizzazione anche nella gestione – ribadisce Salvatore – gli operatori sono pochi in rapporto ai pazienti…. ci sono reparti al top e reparti meno serviti dal personale. Gli operatori sanitari lavorano di continuo sotto stress e sono pieni di ansia. Ma sono stati tutti abbastanza professionali. Alcune volte, pur avendo necessità, mi sembrava brutto chiamarli o disturbarli. Grazie ai medici dell’ospedale di Marsala che ci hanno salvato la vita. Agli altri, a tutti gli altri, diciamo proteggetevi con serietà perché di Covid si muore. Non sottovalutate ogni singolo gesto e movimento della vostra quotidianità”.


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