“Città in piena emergenza rifiuti, l’estero non è la soluzione” - Live Sicilia

“Città in piena emergenza rifiuti, l’estero non è la soluzione”

Il direttore della Rap Roberto Li Causi: “Servono procedure veloci, non possiamo aspettare”

PALERMO – “Palermo è ancora in piena emergenza rifiuti: se la Regione non interviene in modo deciso, sarà il collasso e non solo per la nostra città. Ci ritroveremo con l’immondizia per strada e mandarla all’estero non è la soluzione”. Parola di Roberto Li Causi, il direttore generale della Rap che da settimane è in prima linea per gestire l’ennesima crisi in cui è piombata la quinta città d’Italia. “La Regione ci rimprovera la scarsa differenziata? Impossibile fare di meglio senza gli impianti”.

Direttore, l’ultima riunione con la Regione pare essere andata bene…  
“Sì, abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con gli assessori Pierobon e Cordaro e con il dirigente generale Foti sui problemi che rallentano la realizzazione della settima vasca di Bellolampo. Da quello che ci hanno detto, sarà pronta non prima del 2022. L’obiettivo della Rap è di trasformare la discarica in un vero e proprio polo tecnologico per il trattamento e il recupero dei rifiuti, gestito totalmente dal pubblico. E non si tratta di una scelta, ma di una necessità: senza gli impianti, non è neanche immaginabile attuare un piano di gestione integrata”.

Ma Palermo è ancora in emergenza?
“Certo, l’immondizia non si vede per strada ma c’è, siamo ancora in piena emergenza. Le autorizzazioni per gli impianti di Bellolampo, che chiediamo da mesi alla Regione, ancora non arrivano perché i tempi amministrativi non sono compatibili con quelli di un’emergenza rifiuti che invece richiederebbe atti immediati e procedure veloci. Non voglio passare per catastrofista, ma tra poco avremo nuovamente i rifiuti per strada e la crisi non riguarda solo Palermo, ma anche alcuni comuni dell’hinterland. O la Regione interviene o sarà il collasso”.

Non vi hanno autorizzato le 25 mila tonnellate in più?
“Sì, il che dimostra che il nostro progetto era valido. Ora attendiamo il via libera alle 140 mila tonnellate complessive nell’ambito della chiusura della sesta vasca, ma prima o poi termineranno  anche queste e saremo punto e a capo”.

Si parla con insistenza di portare i rifiuti all’estero…
“Ma non è una soluzione, anzi è un errore. Palermo aspetta da due anni e mezzo che la Regione avvii le procedure per la settima vasca, ma siamo ancora agli albori e oggi ci viene prospettato il trasporto altrove. Ma portare i rifiuti fuori dalla Sicilia, oltre ad aver bisogno di tempi lunghi per l’organizzazione del sistema, comporta dei costi enormi che pagano i contribuenti; ma al di là di tutto, sia chiaro che questo non risolverà il problema, semplicemente lo rinvierà. Peraltro ci priviamo dei rifiuti che sono una risorsa per darli ad altri e per giunta paghiamo per farlo. Nel 2019 Palermo ha sopportato a fatica gli extra-costi, nel 2020 bisogna restituire qualcosa”.

Il problema sono gli impianti?
“Certo, che non sono sicuramente competenza di Rap. Anzi, per la settima vasca di Bellolampo abbiamo provveduto a fare noi il progetto e totalmente a costo zero, facendo risparmiare un milione di euro ai contribuenti. Lo abbiamo fatto per dare una mano perché siamo consapevoli che gli impianti sono indispensabili per far funzionare a regime il sistema. Le nostre perplessità dei mesi scorsi oggi finalmente vengono riconosciute come fondate, ma non è tempo di polemiche: bisogna fare sistema e collaborare tutti insieme per cambiare anche culturalmente e iniziare a considerare il rifiuto non un problema, ma una risorsa. Serve una nuova stagione progettuale partecipata e sinergica, a cui però far seguire anche una capacità realizzativa perché delle belle parole non ce ne facciamo nulla”.

Quali sono i progetti per Bellolampo?
“Dobbiamo fare di Bellolampo il punto di riferimento per la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti di tutta l’area metropolitana di Palermo: questo farà bene ai cittadini, che risparmieranno, e all’ambiente. Abbiamo già parlato della settima vasca, ma pensiamo anche all’impianto di biometano che è all’esame dell’Urega. E’ in programma anche l’attivazione delle così dette comunità energetiche che consentono di produrre energia pulita da mettere a disposizione dei cittadini, con una notevole riduzione dei costi di energia domestica”.

Sarà, ma finora i cittadini assistono solo a litigi tra la Regione e il Comune…
“E’ vero e di questo dovremmo tutti chiedere scusa: i cittadini vogliono soluzioni, non bisticci. Serve una collaborazione istituzionale che individui soluzioni concrete e rapide e consenta di realizzare gli impianti adeguandoli alla domanda, altrimenti vanifichiamo anche la raccolta differenziata”.

Ecco, la differenziata è uno dei punti deboli di Palermo. Perché?
“Perché mancano gli impianti e il settore è alla mercé di pochi privati che decidono quel che vogliono. Nell’area metropolitana di Palermo, ma in tutta la Regione, servono impianti di recupero a partire dall’organico, ma anche per plastica e vetro. La Rap, sempre nell’ottica di rendersi autosufficiente, ha progettato un impianto per il trattamento degli ingombranti e uno per la selezione della frazione secca della differenziata: quando li avremo realizzati, i costi caleranno e così anche le tasse. E’ ovvio che serve anche un piano che deve coinvolgere il Comune, la polizia municipale e la Srr per stringere un patto con i cittadini: se ricicli, risparmi e anzi guadagni”.

Molti si chiedono perché non estendere il porta a porta in tutta la città…
“Perché per farlo servono soldi che la Rap non ha: bisogna acquistare i materiali, i mezzi e assumere altro personale e non stiamo parlando di qualche decina di unità… Abbiamo presentato nelle ultime settimane, di concerto con il Comune, progetti operativi per accedere ai finanziamenti europei per circa 130 milioni di euro per la riorganizzazione della raccolta differenziata su tutto il territorio comunale, per l’impiantistica che porti al recupero di energia che dovrà essere messa a disposizione dei palermitani e per migliorare il settore logistico. Ovviamente la base di partenza deve essere un miglioramento dell’attuale porta a porta, con una campagna di sensibilizzazione sul rispetto del calendario e delle regole: la pandemia ha creato qualche rallentamento sia quantitativo che qualitativo. Dobbiamo anche ripensare il sistema della raccolta”.

In che modo?
“Nel 2021 rilanceremo il porta a porta e revisioneremo completamente i progetti del porta a porta misto, con un nuovo sistema di raccolta domiciliare per indifferenziato e organico mentre per carta, cartone, plastica, lattine e vetro rimarrà la raccolta stradale. Sempre il prossimo anno intendiamo aprire altri otto centri comunali di raccolta, di cui per cinque attendiamo il finanziamento regionale”.

Va bene, la Regione avrà le sue colpe ma Palermo non brilla certo come uno specchio…
“La pandemia ha messo in difficoltà tutti e fatto emergere la fragilità del sistema: stiamo facendo del nostro meglio per garantire il servizio, ma sappiamo di avere grandi limiti anche se siamo andati avanti con oltre 40 positivi. Certo, c’è molto da fare sul fronte del personale: finora abbiamo riorganizzato l’azienda, qualificato alcuni settori operativi, dato centralità alla pianificazione e alla progettazione e, di concerto con le organizzazioni sindacali, stiamo avviando la riorganizzazione dei servizi di raccolta per renderli funzionali ed efficienti. Ovviamente servirà nuovo personale e quindi dovremo aprire una stagione concorsuale nuova”.

Da mesi si parla della mobilità da Reset…
“Il processo di mobilità interaziendale va verso una soluzione definitiva, grazie ai pareri dell’Avvocatura comunale e del Segretario generale. L’azienda si è sempre mossa in linea con le direttive del socio unico, rispettando ovviamente tempi e modalità imposte dalla normativa: questo personale dovrà svolgere mansioni esclusivamente operative connesse alla raccolta dei rifiuti, se qualcuno pensa di venire a scaldare una poltrona ha sbagliato indirizzo ma sono sicuro che non sarà così. Stiamo elaborando anche un nuovo piano del fabbisogno del personale perché bisogna anche sostituire chi, nei prossimi tre anni, andrà in pensione, avviando quindi i concorsi”.


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