Medici positivi al Pronto Soccorso "Viviamo nella paura del contagio" - Live Sicilia

Medici positivi al Pronto Soccorso “Viviamo nella paura del contagio”

Chi opera nella prima linea dell'emergenza chiede maggiore sicurezza anche sui presidi di protezione.
LA TESTIMONIANZA
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CATANIA – “Siamo medici e non ci tireremo mai indietro. Ma ogni giorno viviamo nella paura di infettarci”. La confessione è di un camice bianco che lavora al Pronto Soccorso del Policlinico di Catania. E che svolge quotidianamente ore e ore di servizio nell’Area Covid. Fortunatamente, negli ultime giorni la situazione sta leggermente migliorando in termini di numeri e tempi dei pazienti che ‘stazionano’ in atteso di ricovero nei reparti di malattie infettive. Ma quello che “preoccupa” i medici della prima linea dell’emergenza non è la cura e l’assistenza dei pazienti, ma i casi di positività che si stanno registrando tra il personale sanitario del Pronto Soccorso.

“In pochi giorni ci sono stati cinque medici contagiati”, racconta. “Questi dati non ci fanno stare tranquilli. Chiediamo solo di poter lavorare in sicurezza, chiediamo ai vertici aziendale di non lasciarci soli. Sono arrivate delle tute: abbiamo spruzzato il disinfettante e questo passa attraverso il tessuto. Non ci sembra sia un presidio adatto e sicuro”, spiega. E non è finita: “Da alcuni giorni mancano i calzari e ci portiamo da casa i sacchetti. Gli infermieri lavorano con stivali simili a quelli da pesca. Per non parlare dell’impianto di areazione che è unico per l’area grigia che per il Triage”, racconta.

Segnalazioni che sono arrivate anche a diverse sigle sindacali. L’Ugl Medici (a firma del segretario provinciale Aurelio Guglielmino) ha inviato una lettera stamattina alla Direzione generale e alla Direzione Sanitaria dove si chiede “se sia stata verificata la sicurezza dei percorsi attivati e siano state rispettate le normative di sicurezza per quanto riguarda la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale al fine di garantire la protezione del personale”.

Una volta che i medici sono bardati entrano in area Covid per ore e ore. Al pronto soccorso arrivano non solo i casi sospetti, ma anche malati che peggiorano nelle Rsa, nelle case famiglia, nelle strutture di assistenza. Questa seconda ondata della pandemia sta mettendo alla prova la tenuta del sistema sanitario che sta reggendo “grazie all’abnegazione di medici, infermieri e personale sanitario”, diceva a LiveSicilia qualche giorno fa un dirigente. 

Dietro questa emergenza sanitaria non ci sono solo freddi numeri, ma uomini e donne che da una parte lottano con il virus e dall’altra professionisti che cercano di salvare vite davanti a un nemico che conoscono solo da pochi mesi. E quando finiscono il turno e si mettono in macchina, si sentono impotenti davanti a certi comportamenti. “Qualcuno ancora non ha capito quello che sta accadendo. Quello che si vive nelle aree e nei reparti Covid”, aggiunge il medico. 

Alla fine i camici bianchi chiedono solo di poter lavorare minimizzando al massimo i rischi di contagio. “Ci sentiamo un po’ abbandonati dai vertici aziendali”, dice con un punto d’amarezza il medico. 

LEGGI L’INTERVENTO DI SIRNA, DIRETTORE GENERALE POLICLINICO

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