Covid, la grande paura degli avvocati: "Ma il controllo esiste"

Covid, la grande paura degli avvocati: “Ma il controllo esiste”

Il disagio di una categoria che si sente esposta al contagio. Ma l'Ordine precisa: "Andiamo avanti in sicurezza".
LE TOGHE E LA PANDEMIA
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PALERMO- Ci sono quelli che possono stare a casa, in tempi di pandemia e quelli che, semplicemente, non hanno questa fortuna. Prendiamo gli avvocati, per esempio. I troppo spesso vilipesi avvocati che, da volenterosi militi della giustizia, scarpinano per i corridoi dei tribunali in ossequio a una missione necessaria che solo l’ingenerosità o il malanimo stentano a riconoscere. Uno di loro, l’avvocato Giorgio Bisagna, che esercita a Palermo, ha scritto una lettera pubblica su Facebook. Eccola.

La paura del ‘codice nero’

“A Catania è morto un Avvocato, già in terapia intensiva per Covid19. Inutile è stata la solidarietà dimostrata dal Foro di Catania per sollecitare la donazione di plasma. E’ morto di Covid19, probabilmente contratto sul luogo di lavoro. A Palermo ormai ci siamo abituati alla contabilità che il nostro caro Antonello Armetta comunica dei luoghi dei palazzi di giustizia frequentati dai colleghi che risultano, ogni giorno, contagiati. E intanto, ogni giorno, in tante aule, e soprattutto nei corridoi, i numeri di persone costrette ad accalcarsi sono alti. Sono alti perché, anche se è stato fissato un numero massimo di cause di 25 ad udienza, non c’è nessuno, fuori dall’aula che ti avvisi quando tocca a te”.
Si legge ancora: “Perché, diciamocelo pure, dobbiamo mantenere in piedi un simulacro di giustizia, di efficienza, anche di sprezzo del pericolo, in nome della tutela dei diritti. Ma intanto si va avanti, in concreto, con centinaia di udienze a vuoto per difetti di notifica, omesse citazioni di testi, rinvii per impedimenti vari, e spesso proprio per malattia, tanto di Giudici che di Avvocati. Ma dobbiamo per forza dimostrare che tutto va bene? Nessuno ha la voglia di dire che non va tutto bene? Che così, senza diritto alla salute non ci può essere tutela degli altri diritti?
Mettiamo il cartellino del triage ai processi. Migliaia sono codici verdi. Migliaia sono codici neri perché prescritti o prossimi alla prescrizione. Non manteniamo aperti i Tribunali in queste condizioni per orgoglio o malinteso senso del dovere. Si operi una scelta coraggiosa, visto che il Ministro non è in grado di farla, e si chiuda ai codici verdi o ai codici neri. Per evitare che il codice nero sia il nostro. Tanto che siamo avvocati, magistrati, cancellieri o parti. Un codice nero non fa distinzioni”.

Il numero dei contagi: “Non ci sono focolai”

Una lettera dura e chiara che ha suscitato diverse reazioni, tra consensi, dissensi e ragionamenti. Si intravvede una qualità: esiste una comunità delle toghe con un orgoglioso senso di appartenenza e di responsabilità.
L’avvocato Antonello Armetta è il segretario del Consiglio dell’ordine, ogni giorno si sobbarca il compito di dare notizia nel caso insorgessero contagi. Adesso dice: “Dall’inizio della pandemia abbiamo tracciato una trentina di colleghi positivi a oggi. Cerchiamo di garantire la sicurezza al massimo grado e possiamo affermare di avere il controllo. Non ci sono focolai in tribunale, i numeri sono ridotti, per quanto ci riguarda. Sul sito dell’Ordine pubblichiamo il calendario delle udienze”.
“Vorrei sottolineare l’alto senso di responsabilità dei colleghi – dice il presidente dell’Ordine di Palermo, l’avvocato Giovanni Immordino – che comunicano prontamente nel caso siano positivi, che tracciano gli spostamenti, così noi possiamo fare partire le segnalazioni per mettere in sicurezza gli ambienti. Noi siamo qui per garantire i diritti, con grande impegno, e non possiamo permettere che non siano tutelati”. Sono così gli avvocati, talvolta vittime di pregiudizio e luoghi comuni: talmente necessari, che te ne accorgi quando mancano.


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