Covid, la settimana più nera mentre il Palazzo s’azzuffa - Live Sicilia

Covid, la settimana più nera mentre il Palazzo s’azzuffa

In sette giorni 290 morti in Sicilia. Ma le polemiche la fanno da padrone.

La fine della settimana sul fronte Covid in Sicilia ha visto un gran trambusto, che promette di proseguire con pop corn e patatine per gli appassionati del genere, sull’audio del dirigente generale della Sanità Mario La Rocca. Audio, indubbiamente sapido dal punta di vista giornalistico (lo ha tirato fuori La Sicilia), che offre a un ascolto oggettivo un paio di certezze: uno, che La Rocca era contrariato per i ritardi dei suoi interlocutori; due, che anche i superdirigenti quando gli prendono i cinque minuti usano la parola ca**o come buona parte degli altri locutori della lingua italiana sparsi per il mondo.

L’opposizione, anzi, quella parte di opposizione che qualche giorno fa aveva presentato una mozione di censura all’assessore alla Salute, ha voluto leggervi tanto altro, imbastendo un caso mediatico per ottimizzare la chance di mollare qualche sberla al governo regionale, in particolare all’assessore alla Salute. Come se non fossero mancate le occasioni per farlo. Oggi Pd, 5 Stelle e Cento passi si produrranno in una conferenza stampa congiunta, dopo aver sostenuto, in buona sostanza, che il famigerato audio crei allarme sulla possibilità che i posti Covid in Sicilia in parte esistano solo sulla carta. Che è poi, quest’ultima, una tesi in qualche modo sostenuta nei giorni precedenti dai medici sindacalizzati del Cimo. E che la Regione ha smentito e continua a smentire.

Ora, forse ci vuole un certo sforzo di dietrologia per ritenere che l’audio in questione rafforzi la teoria dei primi a scapito dei secondi, ma la querelle proseguirà. Anche perché la pezza messa da La Rocca (accuse clamorose ai medici di diagnosi inventate per non convertire i reparti in Covid), è stata forse peggio dello strappo, offrendo all’arco degli oppositori del governo altre frecce. Il riflesso pavloviano ha già portato all’annuncio dell’immancabile esposto (anzi, esposti) in procura. Il carico ce l’ha messo il governo nazionale, con il ministro Boccia, quello che dieci giorni fa ammoniva l’Italia con un “basta polemiche” perentorio. Quelle degli altri, ovviamente.

Tra ispettori annunciati da Roma o invocati dalla stessa Regione a mo’ di sfida (speriamo che siano rapidi a fare di conto, non dovrebbe essere così complicato, e i siciliani hanno diritto di sapere), lo spettacolo andrà avanti almeno fino alla discussione della mozione di censura a Razza, il vero bersaglio della polemica. Quella mozione che un pezzo dell’opposizione, Italia viva, non ha firmato, sfilandosi e distinguendosi anche dalle polemiche sul famoso audio: la Regione chiarisca, hanno detto i renziani, anche per evitare che si costruiscano polemiche sul nulla. E già, chiarire non sarebbe male. Perché che ci sia stato un che di per lo meno fumoso nella comunicazione su questo preciso punto della gestione dell’emergenza da parte della Regione è un’obiezione che appare non infondata a chi scrive. Qualcuno, solo a titolo d’esempio, ha capito se i posti dell’ospedale di Petralia servono a qualcosa? E non è certo questo l’unico passo falso del governo regionale.

“Credo che è questo il momento in cui tutti dovremmo essere spinti da un comune desiderio, cioè quello di superare tutti assieme questo momento difficile e di posticipare le polemiche e le lotte politiche”, ha detto ieri il commissario emergenza Covid a Palermo Renato Costa. Difficile aspettarsi che qualcuno gli darà ascolto. E questo in fondo è un contrappasso dantesco per Musumeci e i suoi. Non fu d’altronde lo stesso governatore a indignarsi incredulo in tv all’indomani della coloritura arancione della Sicilia, salvo poi adottare misure di contenimento ancora più drastiche come la chiusura domenicale per tutti? La verità è che da mesi nessuno o quasi in Italia rinuncia alla polemicuzza contro l’avversario politico e alla strumentalizzazione dell’emergenza ai fini della propaganda di parte. E chi è senza peccato, qualsiasi sia il colore della sua maglia (pure se l’ha cambiata da poco che qui si è tornati a ritmi di cambio di casacca che manco Fregoli), scagli la prima pietra.

Intanto, mentre la politica s’azzuffa, la Sicilia viene fuori dalla settimana più dura dall’inizio della pandemia. In sette giorni si sono contati 290 morti, il numero più alto di sempre. Le vittime in Sicilia sono arrivate a 1186. I positivi sono saliti a più di 37mila, un incremento di oltre ottomila unità. I ricoverati sono 1.838, di cui 241 in terapia intensiva. Rispetto alla settimana precedente sono aumentati di 145. Insomma, il quadro generale continua a sollecitare la massima attenzione. Dagli sforzi sul tracciamento a quelli sui Covid hospital, dal territorio da potenziare per ritrovare il filo perduto del tracciamento a una strategia più attenta sul trasporto pubblico, serve uno sforzo epocale per rimediare alle mancanze dell’estate e resistere in quest’ultimo miglio che ci separa dal vaccino. E ogni giorno avrà la sua pena. Vediamo quanti ancora ne dovranno passare appresso alla zuffa della chat.

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