Il giro di scommesse: "L'arbitro merita di essere impiccato" - Live Sicilia

Il giro di scommesse: “L’arbitro merita di essere impiccato”

Le puntate vengono dirottate su siti illegali e addio tracciabilità. E gli errori delle giacchette nere costano caro

PALERMO – “… quell’arbitro si merita di essere impiccato, il rigore dell’uno a uno è scandaloso… è da mandare via quell’arbitro, in tre minuti ha preso tre gol il Bologna”, così diceva Pasquale Somma, da stamani ai domiciliari, a Vincenzo Fiore che invece è finito in carcere con l’accusa di essere uno dei capi del gruppo criminale che avrebbe gestito un giro di scommesse clandestine.

Quella volta gli era andata male e bisognava pagare la vincita ad uno scommettitore che aveva investito parecchi soldi. Ed ecco una delle chiavi di lettura del blitz coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Nel giro parallelo finiscono i soldi di chi non vuole essere tracciato. Nei centri scommesse autorizzati non si può puntare una cifra superiore a 2.000 euro in contanti. Ed invece di scommesse fuorilegge ne venivano gestite parecchie sottobanco. Quattro, cinque, seimila euro su un solo evento sportivo.

Quando si entrava in una delle sale scommesse finite sotto sequestro i clienti potevano scegliere se utilizzare il circuito lecito oppure appartarsi e fare confluire la scommessa su una delle piattaforme on line pirata, a cui corrispondevano altrettanti conti corrente.

Ci guadagnano tutti: il banco che può riciclare soldi sporchi e accumulare denaro senza dovere pagare le tasse, ma ci guadagna pure lo scommettitore a cui viene garantita una quota più alta in caso di vincita.

I pagamenti erano puntuali perché la credibilità del circuito illegale non deve mai venire meno altrimenti il giocattolo si rompe. Ancora una volta sono le intercettazioni dei finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria a far emergere il vorticoso giro di denaro.

Fiore faceva il punto degli incassi con Christian Tortora, pure lui finito in carcere: “Quindi 687… 130.000 la settimana… dall’altra parte in quattro settimane un milione e mezzo“. Una volta Fiore fu ancora più esplicito: “… io non ne voglio padroni, non ne posso avere padroni io faccio il mio, faccio 5 milioni, 6 milioni, 4 milioni, 9 milioni me li faccio io e me li gestisco io”.

Ancora più in alto nella scala gerarchica il procuratore aggiunto Salvo De Luca e sostituti Dario Scaletta e Maria Pia Ticino piazzano Salvatore Rubino, diventato in poco tempo un pezzo grosso nel mondo delle scommesse. E avrebbe provato a fare un ulteriore salto di qualità, incontrando a Trastevere, un “bookmaker” tra i più noti della piazza romana. Uno dei più abili nel creare siti di scommesse agganciati a server di Malta e in Romania. Gli diede una mano, ma fui esplicito: “A Roma comandiamo noi, in Sicilia comandi te”.


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