Ambulanze e truffe: "Aspettiamo la seconda carica della Regione" - Live Sicilia

Ambulanze e truffe: “Aspettiamo la seconda carica della Regione”

C'è un capitolo dell'indagine che arriva fin dentro l'Assemblea regionale siciliana

PALERMO – La figura di un prestanome dalla fedina penale pulita era servita ai veri dominus della Avel per firmare con l’Asp la convezione per il trasporto dei pazienti dializzati.

Se fossero emersi i precedenti penali per droga, con l’aggravante di avere favorito la mafia, addio convenzione. Nel 2018 avrebbero tentato di ottenere tariffe migliori, spingendosi a dialogare con le istituzioni regionali.

C’è un capitolo dell’indagine che ha smascherato la presunta truffa delle ambulanze che arriva fin dentro l’Assemblea regionale siciliana.
Il 13 novembre 2018 i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria registrano la conversazione di Beniamino Cusimano, l’uomo “pulito” della associazione Voluntary Emergency Leader, che invita un altro indagato, Gennaro D’Errigo, a presenziare ad un appuntamento all’Ars. L’obiettivo era avviare un dialogo con le istituzioni, presentandosi con un’immagine pulita.

I finanziari si fanno trovare in piazza Indipendenza dove monitorano un incontro fra Cusimano e Salvatore Scavone, pure lui arrestato nel blitz della scorsa settimana. Poco dopo arriva un dipendente della Rap. Alle 10:42 quest’ultimo assieme a Cusimano e D’Errigo entrano all’Assemblea regionale siciliana, in piazza del Parlamento, ed escono alle 13:41.

Alle 12:28 Cusimano chiama la moglie per dirle: “… mettiti il cuore in pace, sono ancora qua che aspetto… dalle dieci e mezzo che sono qua che aspettiamo… c’è qua è la seconda carica della Regione, c’ha una
riunione con rappresentanti aziendali sapiddu… se non finisce con questi, se non finisce con questi… non ci riceve…”.

L’incontro è realmente avvenuto, ma di cosa si è discusso? Alle 15:32 Cusimano chiama Pietro Corrao, che insieme a Saverio Marchese, entrambi già condannati per traffico di droga con l’aggravante mafiosa, avrebbero gestito la Avel: “… vabbé poi domani quando scendi… no niente di che mi ha detto di preparare una cosa: fare prima la riunione tra le associazioni, ci devo fare avere un progettino che lui poi presenterà… comunque domani mattina quando ci vediamo ne parliamo meglio, va bene?”.

L’incontro era finalizzato, annotano gli investigatori, “all’aumento delle tariffe dei trasporti emodializzati (in modalità collettiva) da sei a diciassette euro. Per ottenere più soldi, ed è il cuore dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvo De Luca, le Onlus avrebbero costituito un cartello, fingevano di essere già impegnati con i trasporti collettivi per avere il via libera ai più remunerativi trasporti singoli (circa 35 euro per ogni paziente).

Il capitolo investigativo va approfondito, ma è anche per la capacità degli indagati di muoversi nell’ambito della pubblica amministrazione mostrando un’immagine pulita che è stata decisa l’applicazione delle misure cautelari.


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