PALERMO– Oggi pomeriggio l’Assemblea regionale siciliana discuterà della mozione di censura (in pratica una sfiducia) contro l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Si tratta di una contesa tutta politica, fra maggioranza e opposizione: ma la vera Sanità siciliana, quella migliore, sarà altrove, cioè negli ospedali, a cercare di fare quadrare i conti impossibili di una violentissima pandemia.
All’Ars verrà semplicemente celebrata la partita delle reciproche appartenenze. Quelli che attaccano e quelli che difendono, con un unico obiettivo: vincere. E se il tremendo Covid sarà convocato, con i numeri, con i dati, con le evidenze critiche di una catastrofe mondiale, gli toccherà soprattutto il ruolo di comprimario nel braccio di ferro su un sistema di potere, di scambi e di compensazioni – tale è, nel suo inconfessabile lato B, la Sanità siciliana – in cui pochi non hanno messo mano.
Le accuse della mozione
La mozione presentata da Pd, 5 Stelle e Cento passi (senza Italia Viva), primo firmatario il capogruppo dei democratici Giuseppe Lupo, mette nel mirino delle contestazioni l’assessore regionale alla Salute e lo accusa di non avere “operato per impedire che la Sicilia, da regione solo sfiorata durante la prima ondata, sia diventata regione nella quale il virus circola ormai in modo incontrollato”. Da qui il catalogo delle responsabilità attribuite per la colorazione arancione dell’Isola. Eravamo in vantaggio – ecco il succo – ma si sarebbe perso del tempo, con una ‘colpevole sottovalutazione’ della seconda ondata. Il libro della reprimenda è variegato: si va dall’ordinanza che ha permesso di viaggiare sui mezzi pubblici a pieno carico, all’assistenza sul territorio e nella rete ospedaliera, al numero dei tamponi. Si tratta, in buona parte, dello stesso dito che, in altra sede, le opposizioni (di destra) agitano contro il governo giallorosso, invocandolo sul banco degli imputati. Qui (LEGGI) il riassunto completo.
‘L’audio dello scandalo’
A far divampare il fuoco della polemica c’è poi stata la nota vicenda dell”audio dello scandalo’, quello in cui il dirigente dell’assessorato alla Salute, Mario La Rocca, in un messaggio vocale e privato, fa riferimento ai posti letto, ai ritardi e ai dati che servono affinché la Sicilia non paghi un dazio eccessivo nell’attribuzione dei famigerati colori. A molti è parsa una comunicazione dai toni robusti, tesa a spronare l’attuazione di un programma concordato e legittimo; altri ci hanno intravisto il sospetto di un ‘rigonfiamento’ dei numeri in una sorta di giochino delle tre carte per vendere la merce che sullo scaffale non c’è. Una tesi smentita con sdegno da Palazzo d’Orleans.
Per la verità, dopo un primo impatto mediatico che ha preso in pieno il dirigente, bacchettato con asprezza dal ministro Boccia, la questione si è spostata sul nodo autentico: quanti sono i posti letto in Sicilia? Siamo attrezzati per reggere? Tutto il fattibile è stato fatto? Le opposizioni, come i sindacati in precedenza, dicono di no; la Regione para il colpo e ribatte. L’assessore, in Commissione all’Ars, ha dichiarato, ancora una volta, che i posti che risultano sono effettivamente reali, mentre il dirigente ha di nuovo interpretato ‘l’audio dello scandalo’, come un incitamento e niente di più. La domanda concreta è appunto chiarissima e pretende una risposta dettagliata sulla sostenibilità della pandemia da parte del nostro sistema sanitario, in un frangente in cui – giusto ricordarlo – si arranca un po’ ovunque. Intanto, gli ispettori del ministero sono all’opera. E per le opposizioni Razza e La Rocca si sono solo arrampicati sugli specchi.
Il Covid imperversa, mentre la politica…
Come è stato scritto, qualche giorno fa, da Salvo Toscano in un nostro editoriale: “Mentre la politica s’azzuffa, la Sicilia viene fuori dalla settimana più dura dall’inizio della pandemia. In sette giorni si sono contati 290 morti, il numero più alto di sempre. Le vittime in Sicilia sono arrivate a 1186. I positivi sono saliti a più di 37mila, un incremento di oltre ottomila unità. I ricoverati sono 1.838, di cui 241 in terapia intensiva. Rispetto alla settimana precedente sono aumentati di 145. Insomma, il quadro generale continua a sollecitare la massima attenzione. Dagli sforzi sul tracciamento a quelli sui Covid hospital, dal territorio da potenziare per ritrovare il filo perduto del tracciamento a una strategia più attenta sul trasporto pubblico, serve uno sforzo epocale per rimediare alle mancanze dell’estate e resistere in quest’ultimo miglio che ci separa dal vaccino. E ogni giorno avrà la sua pena. Vediamo quanti ancora ne dovranno passare appresso alla zuffa della chat”.
Siamo cioè all’incipit, questa è la politica, bellezza. Mentre all’Ars si discute… etc etc, la nostra Sanità affannata ed eroica combatte la guerra di tutti.
La corrida del coronavirus
Il popolo della Spagna, quello amante delle corride, ha dovuto rinunciare ad andare alle corride. Ma la corrida è dappertutto ed è continua. Moltissime persone impavide, come sedicenti toreri, sfidano il coronavirus.
Il virus entra nell’arena senza nastro, con i colori dell’allevamento, che lo renderebbe identificabile. Non lo è proprio! Compie un giro completo dell’arena. I toreri credono di avere il potere di studiare le mosse per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei riflessi, la direzione preferita nell’attacco e via dicendo, ma il virus è invisibile. Nonostante goda di questo grande vantaggio, per provocarne la carica, i toreri arroganti che riempiono le strade (pochissimi rispetto a quelli che frequentavano le discoteche in estate), non utilizzano un grande drappo di tela rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su quella interna, ma una mascherina azzurra sulla faccia esterna e bianca su quella interna, regolarmente mal posizionata sul viso e quasi sempre con le narici del naso ben visibili, lasciando intravvedere l’aria di sfida sottostante. Stanno vicini, tra di loro, scherzano, sino a quasi sfottere quelli più attenti, quando addirittura non li aggrediscono.
Subito dopo è il turno dei picadores e dei banderilleros che sono gli operatori sanitari che, negli ospedali, a domicilio dei pazienti e nelle case di riposo, tentano di contenere l’assalto del virus, protetti, si fa per dire, con una sorta di armatura bianca molto sottile e con calzari anch’essi assolutamente precari.
Non sono dotati di alcuno strumento per colpire o indebolire il virus come lo sono i picador e i banderilleros. Se avessero almeno una nubecola di gas protettivo o fossero sottoposti ad una profilassi antivirale delle alte vie aeree, per impedirne la penetrazione nei polmoni o, dall’altro lato, se i pazienti fossero messi a respirare in una zona assolutamente separata, si potrebbero creare le condizioni per mettere il virus in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata.
Non esistono azioni diversive per distrarre il virus o ridurne la forza e l’ardore. Esso continua imperterrito a colpire i toreri sprezzanti del pericolo e i poveri professionisti sanitari, che il pericolo lo conoscono bene. I primi hanno la commesso l’imprudenza di avere sfidato il virus, gli altri rimangono vittime di queste follie.
Non sono solo i ragazzi a farlo; tutti pensano di poterne uscire incolumi, anche se dovessero ammalarsi e, con questo convincimento, continuano a perpetrare la sfida.
Durante la prima ondata pandemica il personale sanitario ha ricevuto applausi da tutti; alla ripresa anche queste manifestazioni di riconoscenza sono sparite.
Il personale sanitario, tra cui si contano a decine le vittime, riveste oggi un ruolo di secondo livello mentre i dati sulla diffusione, la data in cui saranno disponibili i vaccini, il tipo, la catena del freddo ed in ultimo, i numeri dei posti letto in terapia intensiva, impegnano in primo piano i cittadini, distraendoli ancora di più dal rispetto di poche, semplici regole comportamentali che certamente migliorerebbero l’evoluzione della pandemia.
Che lo stolto perda la vita per la sua stupidità non è accettabile ma che persone assolutamente innocenti muoiano per comportamenti arroganti di altri, è assolutamente immorale.
Molto francamente mi auguro che venga mandato a riposo in un contesto forse più congeniale … anche alla ricerca di un nuovo mestiere. Sarebbe da irresponsabili tenerlo. Nominerei un MEDICO DI LIVELLO e NON UN POLITICHESE.
Già ci basta un altro imbucato al governo tale Speranza totalmente fuori mestiere. Mi auguro……