Allerta dopo la morte del 29enne: “Ondata di giovani gravissimi”

Allerta dopo la morte del 29enne: “Ondata di giovani gravissimi”

Hanno 23, 31 e 44 anni. Il racconto dall'inferno. Cosa sta accadendo
CORONAVIRUS, CATANIA
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CATANIA – Arrivano in pronto soccorso con un fastidio al petto, un senso di affaticamento che accusano quando camminano. Con la radiografia, al posto dei polmoni spuntano due macchie bianche: sono giovani e per alcuni la situazione peggiora in poche ore.

È il racconto dall’inferno, quello di chi è stato, in questi giorni, accanto a Samuel Garozzo, il 29 enne in perfette condizioni di salute ucciso dal covid. Due reparti si sono mobilitati per lui, due centri di eccellenza, l’ospedale Garibaldi di Catania e il Rodolico. Solo che adesso, in gravissime condizioni, ci sono anche un 23enne, un 31enne e un atleta di 44 anni. “È sconvolgente”, commenta a LiveSicilia l’infettivologo Carmelo Iacobello dell’ospedale Cannizzaro.

Samuel

Il suo decesso ha sconvolto Catania, un ragazzo come tanti altri, “senza alcuna patologia”, assicurano i medici che sono stati al suo fianco negli ultimi, difficilissimi, giorni. Samuel Garozzo, 29 anni, è stato ucciso dal coronavirus. È arrivato nel pronto soccorso covid del Garibaldi con un senso di affaticamento, difficoltà respiratorie. Ma non saturava bene l’ossigeno, il coronavirus aveva già distrutto i suoi polmoni. Quindi la terapia a base di cortisonici ed eparina, ma non basta. Samuel è stato anche trasferito nel Rodolico, altro centro specializzato contro il Covid. È morto a 29 anni, un’età che, fino a qualche mese fa, non era contemplata tra quelle a rischio, soprattutto per chi non avesse alcuna patologia associata.

Gli altri giovani

Un 23enne è in gravi condizioni a causa del covid, stesso discorso per un 31enne. E poi c’è il caso dell’atleta Maurizio Giustolisi, di 44 anni, runner di primo piano, senza alcuna patologia. Sono in corso appelli per la donazione del plasma iperimmune, con la speranza che possa migliorare la loro condizione. Quello che è certo, è che fino a poco tempo fa queste scene erano quasi impensabili.

La terapia

Secondo l’infettivologo Iacobello, le ragioni dell’elevato tasso di mortalità sono da ricercare nella terapia: “Non ci stanno facendo utilizzare farmaci usati in altri paesi”, ha detto a LiveSicilia (leggi l’intervista completa).

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