Covid, diario social di un soccorritore della Croce Rossa - Live Sicilia

Covid, diario social di un soccorritore della Croce Rossa

La testimonianza di chi opera nelle ambulanze di biocontenimento.
EMOZIONI DALLA TRINCEA
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3 min di lettura

CATANIA – Nella tempesta una grotta diventa riparo. Nel deserto un’oasi è seme di vita. Nel tunnel il luccichio di una stella è rinascita. Nella pandemia la speranza arriva da chi non si arrende. Medici, infermieri e volontari che non hanno indietreggiato di un passo ma hanno marciato senza indugio contro un nemico invisibile e sconosciuto chiamato Covid-19. Senza armi. Solo con il loro cuore, la loro determinazione, la loro incredibile forza. 

Alcune volte i social diventano il ‘grande fratello’ delle emozioni. E lasciando andare fake, commenti, polemiche si trova quel ‘riparo di speranza’ che lenisce lacrime e ferite di una guerra che ha ingoiato il mondo. Il globo.  

Un soccorritore catanese della Croce Rossa Italiana scrive una pagina di dario in cui ripercorre una giornata da pandemia, dove l’orologio scorre da una telefonata a una corsa in ambulanza. Mangiando sofferenza e digerendo fame d’aria di chi è imprigionato nel biocontenimento. Leggendo, parola dopo parola, si finisce per percepire quello che è accaduto in queste settimane d’autunno, con i contagi crescenti e galoppanti. Il rumore delle sirene che invadano le strade vuote delle città, il respiro dei malati, il tumulto dei soccorritori, le paure e le preghiere. Ma la colonna sonora è una “non ci fermeremo, ci saremo sempre”. Piccoli angeli, capaci di portare un po’ di paradiso in questo infernale 2020. 

“Il telefono inizia a squillare che ancora è buio… Iniziano le chiamate, un giorno dopo l’altro… una chiamata dopo l’altra…. Le chiamate aumentano”, esordisce così il racconto dell’operatore Cri.

Poi descrive la consapevolezza di chi guarda da vicino il Covid: ”Se nei servizi d’urgenza c’è sempre la paura di quello che ti ritrovi davanti durante un intervento, nei nostri servizi di biocontenimento sappiamo già a cosa andiamo incontro, ne abbiamo la certezza…. del rischio”.

I ritmi sono incessanti. Il virus corre. Corre veloce. “Parte la prima squadra, parte la seconda, e dopo qualche ora parte anche la terza…. Resto incollato al telefono chiuso in centrale… Passano le ore, una sigaretta fumata al volo e l’ennesimo caffè… il collega che alle 4 del pomeriggio ti tira un arancia, come a dire “mangia almeno questa per pranzo”….”

Si va avanti senza guardare l’orologio. Il racconto continua: “Non saprei descrivere cosa si prova durante tutti i servizi espletati dai miei colleghi… so solo che non possiamo fermarci, non dobbiamo fermarci e  soprattutto non ora! Qui non si ferma nessuno, e servizio dopo l’altro vedo sempre la professionalità , la preparazione e la serietà nei volti dei miei colleghi, che ovviamente ringrazio! ( che mi sopportano …)”. 

Si deve essere sempre pronti. Sempre vigili. “Aggiornamento via radio… sei libero? Bene preparati per un altro intervento… è sempre cosi, a ripetizione. Telefonate infinite dai medici di reparto per concordare servizi o trasferimenti e altrettanti reparti che non rispondono perché sono impegnati nelle varie urgenze ….”.

Non si percepisce nemmeno il trascorrere del tempo. “… e senza che nemmeno te ne accorgi, è di nuovo buio… Ma noi ci siamo sempre, ci siamo sempre stati… e continueremo ad esserci”. Emozioni dalla trincea. 

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