Palermo, lo sgombero del vicolo è da rivedere: il Tar bacchetta il Comune

Sgombero del vicolo da rivedere: il Tar bacchetta il Comune

Da un lato un'ordinanza del sindaco, dall'altro dei proprietari inadempienti, in mezzo i cittadini: la vicenda

PALERMO – Il Tribunale amministrativo redarguisce il Comune di Palermo e accoglie il ricorso di alcuni cittadini a cui l’amministrazione aveva ordinato di lasciare la strada in cui vivevano. I ricorrenti erano ‘intrappolati’ fra due fuochi da oltre otto anni: da un lato la pericolosità ravvisata dal Comune di un fabbricato in vicolo Forno ai Maestri d’Acqua, nella zona di piazza Rivoluzione, e dall’altro l’inadempienza degli effettivi proprietari. L’ordinanza di sgombero è stata firmata dal sindaco Leoluca Orlando ad agosto 2020 ma la vicenda si protrae da anni.

La struttura infatti risulta pericolante dal 2012. Nello stesso anno il Comune aveva emanato un’ordinanza di messa in sicurezza dell’immobile, alla quale però i proprietari però non avrebbero mai provveduto. Il sindaco allora, individuando un potenziale pericolo per la pubblica sicurezza, “ha ritenuto di ordinare lo sgombero di tutti gli abitanti del vicolo anziché procedere in via sostitutiva rispetto ai privati inadempienti come avrebbe dovuto fare”.

A dirlo è l’avvocato Giovanni Puntarello, dello studio Legalit avvocati associati che ha assistito i ricorrenti. Il legale aggiunge che “il Comune di Palermo, nell’ordinare un simile sgombero, non ha previsto nessuna azione volta a mettere in sicurezza l’immobile pericolante. Azione che avrebbe potuto intraprendere a proprie spese, per poi recuperare le somme dagli stessi proprietari del fabbricato ritenuto pericoloso”.

Fra le disposizioni comunali e il mancato intervento dei proprietari del fabbricato, gli abitanti di vicolo Forno ai Maestri d’Acqua hanno deciso di non rischiare oltre rivolgendosi al Tar. Lo studio legale ha contestato il provvedimento di Orlando facendo leva sul fatto che “trattandosi di un’ordinanza contingibile e urgente risultava illegittima poiché adottata senza la previsione di un termine finale, e senza neppure prevedere che il Comune di Palermo si sarebbe adoperato per porre in sicurezza il fabbricato”. Gli avvocati Puntarello e Luciana Maria Russo hanno anche evidenziato come “a distanza di ben otto anni, da quando l’immobile è stato ritenuto pericolante, non sussistevano neppure i preuspposti di imprevedibilità e urgenza indispensabili per consentire al sindaco di poter adottare simili ordinanze”.

La Prima sezione del Tar Sicilia Palermo ha condiviso le censure dei ricorrenti, impartendo al Comune un riesame della propria azione. In sostanza i giudici amministrativi, pur non potendo ordinare alla pubblica amministrazione come agire nello specifico, l’hanno comunque invitata rivedere il proprio operato. I legali dei ricorrenti auspicano l’adozione di una nuova ordinanza “che, tenuto conto delle premesse condivise dal collegio giudicante, non potrà che sostanziarsi nella messa in sicurezza dell’immobile pericolante a cui dovrà provvedere l’amministrazione comunale”. La prossima udienza di merito è fissata al 4 novembre 2021.


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