Catania in perenne emergenza: il peso dell'assenza di Pogliese - Live Sicilia

Catania in perenne emergenza: il peso dell’assenza di Pogliese

Se la staffetta a Palazzo degli Elefanti non scompone i catanesi

Dal Covid alla tromba d’aria su Santa Maria Goretti. Catania è una città in perenne emergenza. Ma quanto pesa l’assenza (forzata) del primo cittadino sulla Città? Da qui alla conclusione dei 18 mesi di sospensione, la parola d’ordine è aspettare. Sarà soltanto il tempo a dire a Salvo Pogliese se arriverà prima una decisione a lui favorevole da parte dei giudici o l’estinzione naturale degli effetti della legge Severino. Strumento, quest’ultimo, che lo ha relegato in panchina a seguito della condanna in primo grado per peculato in merito alla faccenda delle cosiddette “spese pazze” all’Ars. Una pena nella pena che segna l’ennesima parentesi di anormalità per Catania. Città probabilmente fin troppo abituata all’eccezione per giocarsi le vesti e buttarla in morale.

Poco cambia

Indolenza o indifferenza. C’è questo, ma anche altro, nel bagaglio dei catanesi. Il Covid, prima di tutto. Che non è un fatto tra gli altri, ma l’evento che sta sconvolgendo qualsiasi altra agenda. Che sia Pogliese al vertice della macchina amministrativa o il vice Roberto Bonaccorsi, poco cambia nella percezione attuale. Una questione che posta così ha le stesse dimensioni di quella notte in cui tutte le vacche sono nere. Tra l’idealismo tedesco e la saggezza catanese, è pur vero che non ci può essere altra oscurità dopo la mezzanotte... Così il caso Pogliese, oltre ad affascinare soltanto i giornalisti, pare perdersi distrattamente tra i dettagli di questi giorni. 

Economia

Tuttavia alcuni interrogativi restano sul piatto. Più economici che politici. Tra le associazioni di categoria la sensazione è che l’assetto normale della macchina comunale gioverebbe assai di più al lavoro. “Alla luce degli importanti finanziamenti di cui il Comune è destinatario, la vacatio del sindaco potrebbe determinare criticità legate al ruolo stesso del primo cittadino”, spiega a LiveSicilia il neopresidente di Ance Catania, Rosario Fresta. I costruttori catanesi rivelano di aver mantenuto una linea di dialogo significativa con il Palazzo, tuttavia è un’altra la questione che desta preoccupazione: “Certamente – spiega Fresta – risulta assai penalizzante per la categoria e per l’intera Città lo stato di dissesto in cui versa il Comune che ne limita fortemente l’operatività”.

Commercio

In altri termini è e resta il dissesto il male che frena una parte delle forze attive del tessuto cittadino. Ma la questione viene da lontano, tanto da aver prodotto un certo grado di abitudine tra i catanesi. È infatti dalla guida di Raffaele Stancanelli, poi di Enzo Bianco e in ultimo del tandem Pogliese/Bonaccorsi che Catania deve fare i conti con l’austerità. “L’emergenza Covid ha ripiegato tutte le amministrazioni a gestire l’ordinario, sono quindi sospese un po’ ovunque quelle pianificazioni tipicamente collegate a una visone ed azione politica”, spiega Francesco Sorbello, sindacalista ed esperto del tessuto economico cittadino. 

I nodi da sciogliere

Ma la sua analisi non è priva di spigolature. “Mi sento di aggiungere che, forse, qualche problema nell’andamento dell’amministrazione Pogliese c’era ancor prima dell’emergenza Covid e con il sindaco in carica. Ovviamente, la condizione di assenza del sindaco non può durare fino a fine legislatura: non sarebbe giusto per la Città e potrebbe alla lunga arrecare anche parecchio danno”. Intanto a piazza Università sono comparsi gli addobbi natalizi:  “Abbiamo  bisogno di normalità – aggiunge – e l’accensione delle luci è un gran bel segnale di speranza”.

Pogliese-Bonaccorsi a confronto

Approccio differente arriva a sorpresa dei vertici della Cgil, con il segretario provinciale Giacomo Rota che solleva un brusco confronto tra Pogliese e il vice Bonaccorsi. “Quanto successo al sindaco – premette – non mi lascia affatto contento e spero che, vagliati i tre gradi di giudizio, possa uscirne tranquillamente. Tuttavia, la legge è legge e dobbiamo fare i conti con la Severino. Ciò detto, ho apprezzato il metodo adottato da Pogliese quando c’è stato da gestire il dissesto: estendere il dialogo ai sindacati ha significato aprire alle istanze dei più deboli ed evitare la catastrofe”. 

“Da Bonaccorsi – continua – ci saremmo aspettati le stesse aperture. Il suo ruolo attuale, in fondo, è legittimato dalla legittima elezione di Pogliese. È un errore clamoroso chiudere le porte ai sindacati, come nei tavoli di pianificazione del Recovery Fund. Credo che il vicesindaco sia una persona competente, personalmente lo stimo – aggiunge – ma serve fare squadra. Attualmente dialoghiamo in maniera fruttuosa soltanto con gli assessori Cantarella, Lombardo e Mirabella, ma con lui il rapporto è assente”.

Politica in panchina

Se Pogliese è legittimamente in attesa della decisione dei giudici, il mondo della politica preferisce invece non dare accelerate. La scelta di non rassegnare le dimissioni ha di fatto evitato un po’ a tutti un altro imbarazzo. Quello di dover individuare i possibili candidati sindaco e i confini delle coalizioni. Un duplice dossier dai contorni scottanti che investe i tre poli principali. Il centrodestra, ovviamente. Ma soprattutto il centrosinistra. La pioggia di interdizioni piovuta sui componenti (eccetto pochi) della squadra di giunta che ha amministrato con Enzo Bianco (2013-18) decisa dalla Corte dei Conti, ha determinato infatti un serio problema di classe dirigente. Anche i Cinquestelle, nonostante possano vantare la netta distanza dalle due esperienze di governo della città, devono confrontarsi sull’individuazione di un eventuale portabandiera che possa sostituire l’ex architetto grillino Giovanni Grasso.

Qualora non dovesse essere accolto il ricorso di Pogliese, l’ipotesi d’interregno con Bonaccorsi è destinata a perdurare. Senza traumi. In fondo, già al momento della formazione della squadra di Giunta, mettendo in conto che sarebbe potuta arrivare una condanna che il diretto interessato continua a percepire “come ingiusta”, Pogliese aveva individuato nell’ex sindaco di Giarre l’uomo che avrebbe dovuto tenere a bada in sua assenza le casse dissestate del Comune e gestire gli aiuti del Salva Catania. Si tratta per ora di un interregno leale, dove sia l’uno che l’altro hanno optato per uno stile comunicativo discreto, orientato a non creare sovrapposizioni. Intanto, come detto, la città è distratta da ben altre preoccupazioni.  

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