La geografia onirica di Consolo - Live Sicilia

La geografia onirica di Consolo

Le Quattro liriche ritrovate tra le pagine dello scrittore siciliano.
INCHIOSTRO DI SICILIA
di
3 min di lettura

Nel settembre del 2020 muore Caterina Pilenga Consolo che, già dalla scomparsa di Vincenzo, continua a curarne le carte e i documenti, archivio successivamente acquisito dalla Fondazione Arnoldo Mondadori. In esso lo scrittore custodiva annotazioni, corrispondenze personali come quella intrattenuta con Sciascia, ma anche il materiale utilizzato per i suoi libri che raccoglieva in fascicoli con un lavoro sistematico e prezioso.

E fra le pagine trova anche frammenti di parole, non catalogabili che nel nome della poesia. Fra queste torna Pantalica, necropoli simbolo della risacralizzazione del linguaggio, non ipotecato dal potere. Ossia, quello storicometaforico che Vincenzo Consolo riteneva l’unico praticabile se riaccostato, per irriducibile, a quello liturgico dei poemi.

Quattro liriche che Caterina, nel 2017, affida a Luciano Ragozzino. Editore raffinatissimo, le pubblica per Il ragazzo innocuo. Compone e stampa a mano settantasette esemplari numerati e firmati, insieme ad una sua incisione ad acquaforte.

Un Ippari profondo rode le celle antiche di Pantalica, profondo come non può che essere uno scrittore siciliano, immerso in una storia talmente ricca e stratificata da riportare nella scrittura tutto il mondo che l’ha preceduto.

Di atone sillabe, richiami inascoltati ci racconta. E, dunque, di irrepetibili parole, più esattamente di quel materiale lessicale che egli organizzava non soltanto nel significato, ma ancor di più, nel suono.

Rimane in questi versi la speranza di ricomporre il fuoco e l’acqua, l’idea e il fatto, ma dispera di concordare vicine somiglianze, di noi l’immagine sfocata in fondo al lago nichelato dello specchio. In quest’immoto notturno boreale siciliano, Vincenzo è trepido viandante. Come ogni volta in cui tornava in Sicilia in preda ad una smania che non lo lasciava mai fermo, in nessuno posto.

Nella sua anima maturava il desiderio di volerla girare e girare, di percorrere ogni lato, ogni capo della costa, inoltrandosi all’interno, sostando in città e paesi, in villaggi e luoghi sperduti, rivedendo vecchie persone, conoscendone nuove. Rimandendo,tuttavia, con il sospetto di una sorta d’addio, un volerla vedere e toccare prima che uno dei due sparisca.

La geografia onirica è sempre un omaggio alla madre isola, una madre Circe, sirena e canto, nel cui grembo tarantole ballano in cortile, calano corvi nell’aria di miele, occhieggiano gechi all’ombra delle travi, strisciano lucertole in mezzo ai piedi.

Consolo sapeva che, giunto alla sua maturità avrebbe potuto condurre un’umile, piccola recherche, riempiendo di memorie e ricostruendo, al di là d’ogni validità letteraria, un tempo perduto.

Ma non è questo lo scopo del suo scrivere: rimane figlio affannato della sua Sicilia alla ricerca della parola della memoria, in uno scavare storico lessicale che ridia ad essa una verginità originaria. Che sia il primo fonema del bambino ancora puro, una risonanza intima di luce. O il muto linguaggio della cultura contadina con i suoi luoghi perduti e riscoperti, sempre espressa in invenzioni linguistiche. Parole sotterrate, preziose che si possono donare solo all’amore.

Scoprire Consolo poeta non lascia sorpresi, né può stupire la sua reticenza a produrre in versi la sua vocazione letteraria. A questo archeologo della lingua doveva essere assai chiaro quanta insidia ci sia, anche soltanto nel dichiararsi tale.

Ma come in un evento prestigioso, per mano di una donna, risorge un’incontaminata parola. Pochi versi di grandezza vasta che, insieme ad altri, pubblicati sempre in veste preziosa, confermano il dialogo onirico fra Vincenzo e la sua terra.

In una trasmissione, andata in onda il 21 novembre 1988, Lucio Zinna intervista lo scrittore che, con quella sua personale e silenziosa dolcezza, denunzia come lo spazio letterario sia relegato sempre più altrove poiché invaso da altri tipi di narrazioni quali sono quelli dei media, della radio, della televisione, dei giornali.

Bisogna scandagliare e sapere dov’è questo spazio letterario, ci suggerisce. E, ancor di più oggi, appare necessario in tanta variegata comunicazione, distinguere la voce dell’anima dai brevi canti di un verbo senza incanti.

4 liriche di Vincenzo Consolo, per i tipi de Il ragazzo innocuo, 2017, Euro 80

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI