La Corte di Cassazione dice no all’arresto del deputato regionale Carmelo Pullara. E’ quanto stabilito dalla sesta sezione penale della Corte Suprema che ha accolto il ricorso avanzato dal parlamentare agrigentino annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame, a cui si era rivolta la Procura di Palermo, che nello scorso agosto aveva invece ordinato gli arresti domiciliari nei confronti dell’esponente politico. La vicenda scaturisce dall’operazione “Sorella Sanità”, inchiesta che ipotizza un vasto giro di tangenti e corruzione nella sanità siciliana, in cui Pullara è indagato per turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti, il deputato dei Popolari-Autonomisti nel 2018 avrebbe tentato di favorire l’azienda Manutencoop, oggi Rekeep, nell’ambito degli appalti per le forniture a ospedali e aziende sanitarie provinciali.
Già lo scorso maggio il procuratore aggiunto Sergio Demontis ed i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini avevano chiesto l’arresto del deputato ed ex membro della commissione antimafia regionale. Richiesta che però era stata rigettata dal gip Claudia Rosini per l’insussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Per questo motivo la Procura di Palermo aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame che, ribaltando la decisione del Gip Rosini, aveva invece ordinato gli arresti domiciliari per Pullara. Provvedimento mai diventato esecutivo proprio per il ricorso in Cassazione. Oggi la pronuncia definitiva della Corte Suprema che ha accolto il ricorso dell’onorevole Pullara e che , indubbiamente, avrà un peso specifico non influente sulle dinamiche politiche regionali.
Attendiamo da troppo tempo nella sanità l’operazione ” Fratello Sole”……
del resto non si sa com’è che è coinvolto in mille storie e cade sempre in piedi