Patrizia Gariffo che scrive libri con i suoi bellissimi occhi

Patrizia Gariffo che scrive libri con i suoi bellissimi occhi

Una storia di coraggio e di forza che arriva da Palermo. La storia di Patrizia, della sua bravura e del suo coraggio.

PALERMO- La storia di Patrizia Gariffo, ragazza corleonese, è tante storie insieme. C’è il racconto della sua preziosa scrittura, come si nota anche dal suo ultimo romanzo ‘Ogni cosa torna’. Qui c’è la potenza narrativa, con la tecnica: i libri di Patrizia sono matrioske di sobbalzi ed emozioni. Dalla pagina precedente viene fuori la pagina successiva e non delude mai, anzi. Se apri e cominci a leggere, dopo, non smetti più. E ogni istante passato lontano dalla carta stampata non vede l’ora di tornare lì, per rimanere spiazzato dalla fine, proprio perché, purtroppo, è finita. E tu vorresti leggere ancora.

“Non so mai come andrà”

Lei lo ha confessato: “Quando comincio a scrivere non so mai come andrà”, secondo una ispirazione spontanea e fresca che è la sua dote migliore. C’è poi la storia della disabilità di Patrizia, di una carrozzina, di un corpo disobbediente con cui fare i conti ogni giorno. Qui c’è il coraggio. Ma non si tratta del sentimento retorico della disabilità che, troppe volte, celebriamo, magari un giorno all’anno, per poi dimenticarcene. Non è nemmeno la compassione che rappresenta una forma apparentemente dolce di razzismo, né i sorrisi incerti con cui cerchiamo di dominare la paura. Ammettiamolo: avvicinarsi a un corpo disobbediente mette paura, non sai che dire e non sai che fare. Ecco perché, talvolta, interpretiamo quelle biografie alla luce esclusiva del dolore.

“Dateci un mondo meno ostile”

Ma Patrizia sa ridere, sa amare, conosce benissimo il lato leggero della vita e forse più di noi. Patrizia non passa la giornata nella cupezza, a cercare uno stipite per dare testate, a maledire il destino. Ecco il suo coraggio, suo e di tanti: vivere. E vivere non come pensano coloro che ti vedono passare, ma per quello che sei. Lei stessa, con ironia, quando capita di chiacchierare, punta il dito contro l’ipocrisia, ma lo fa, perdonandola: “C’è il dibattito se chiamarci disabili o diversamente abili. Intanto, dateci un mondo meno ostile, dove le persone come me possano muoversi liberamente”. Spianate le strade, togliete le macchine dai marciapiede, spazzate gli ostacoli della mente e del cammino. È proprio impossibile?

Infine, la storia di Patrizia, palermitana d’adozione, si legge nei suoi bellissimi occhi chiari, lo strumento con cui scrive, grazie a un puntatore oculare che le consente di trasformare gli sguardi in parole. Occhi che sono un viaggio in una luminosa profondità. Entri e torni diverso. Con quegli occhi, Patrizia Gariffo, scrive senza intermediazioni tra il cuore e la pagina. Noi, invece, dobbiamo usare le mani.

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