"Donna prestanome per 50 euro": confiscata la casa del boss

“Donna prestanome per 50 euro”: confiscata la casa del boss

I retroscena investigativi sull'acquisto dell'immobile da parte di Tommaso Lo Presti e della moglie Teresa Marino

PALERMO – “Tu a me con cinquanta euro non mi compri, mi avete raggirato”, così avrebbe detto una giovane donna a Fabio D’Alia, inviato da Teresa Marino per metterci una pezza ed evitare “che questa ci consuma”.

Teresa Marino è la moglie del boss di Porta Nuova Tommaso Lo Presti, condannata a 10 anni e 8 mesi in appello per avere gestito gli ordini del marito detenuto. D’Alia era il titolare di un’officina meccanica confiscata nei giorni scorsi, perché in realtà riconducibile a Lo Presti, dalla Sezione misure di prevenzione. Con lo stesso provvedimento è andata in confisca anche una casa in via Parrini, quella per cui erano sorti dei problemi e fu necessario placare la donna che per cinquanta euro al mese si era intestata la casa.

Si tratta di una giovane donna, vedova e madre di tre figli, che si era prestata ad un gioco più grande di lei per pochissimi spiccioli. La donna era nullatenente. I 50 euro le servivano per vivere. Eppure un istituto bancario non ebbe dubbio alcuno quando nel 2008 le concesse un mutuo da 165 mila euro per l’acquisto dell’immobile nella zona di viale Michelangelo.

Qualcun altro sbrigò le pratiche, mentre lei si sarebbe limitata a mettere qua e là qualche firma di fronte a un funzionario magari troppo indaffarato per sentire puzza di bruciato. Era stato D’Alia a rassicurare Marino: “Sono andato in banca e ho fatto tutte cose senza di lei”.

Erano andati un po’ in sofferenza con il mutuo per via dell’arresto di Tommaso Lo Presti che però, raccontava la moglie, “da quando è uscito ha pagato tutto l’arretrato in più ora gli manda 1250 al mese” per le rate. Nel 2014 il nuovo arresto: “Poverino non è che sa che dopo cinque mesi lo arrestano, aveva preso impegni, ora a questa gli devo levare la casa poi di questa io mi spavento”. Ora la confisca.


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