Ristoratori, "il coraggio è nel chiedere aiuto": il numero per chi è in difficoltà

“Il coraggio di chiedere aiuto”: linea per ristoratori in difficoltà

L'iniziativa solidale di settore. Fipe Palermo: "La nostra rete è l'unica forza che abbiamo"

PALERMO – C’è chi si ammala di Covid e chi delle sue conseguenze indirette. Fra i lavoratori più colpiti e discussi ci sono ristoratori e gestori di bar: per loro la serenità è un ricordo lontano, sostituita dall’incertezza del continuo susseguirsi delle misure anti Covid. E la cronaca recente racconta anche una disperazione che porta a gesti terribili. Così due mesi fa qualcuno ha deciso di mandare un segnale ai titolari di pubblici esercizi in difficoltà, istituendo una linea telefonica nazionale a supporto dei ‘colleghi’ schiacciati dalla crisi. A quasi due mesi dalla sua nascita, Pronto, ci sono! conta oltre duecento telefonate ricevute e un piano d’azione che sembra dare risultati incoraggianti.

Dal disagio all’opportunità

L’idea è di Valentina Picca Bianchi, presidente nazionale del Gruppo donne imprenditrici della Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio che raggruppa attività della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo. L’obiettivo è fornire agli esercenti ascolto e consulenza su temi difficili come la paura del giudizio altrui, la vergogna, il calo dell’autostima. “Tutto è nato ad agosto in un momento di mio forte disagio – racconta Picca Bianchi – dopo aver saputo che si era tolto la vita un ristoratore. Pare che la famiglia sapesse di una sua forte insicurezza dovuta al momento che tutti noi stiamo vivendo. Quindi ho portato tutto sul tavolo del Gruppo donne imprenditrici. Ci abbiamo lavorato un po’ e abbiamo strutturato un progetto in movimento, sempre in divenire”.

Come funziona Pronto, ci sono!

A rispondere al telefono ci sono otto professioniste del Centro Paradoxa fondato dallo psicologo e psicoterapeuta Andrea Sales, dove si sostiene che l’uso mirato della parola sia lo strumento fondamentale per costruire e definire la realtà. La Fipe conta di “intervenire prima che sia tardi”, aiutando chi fa impresa a “rifocalizzarsi, cogliere prospettive diverse o anche riflettere su possibilità non pensate”.

Il numero +393517671290 è attivo cinque giorni alla settimana: lunedì, mercoledì e giovedì dalle ore 18 alle 21; martedì e venerdì dalle 10 alle 13. “Se chiedi aiuto è quello il vero atto di coraggio”, dice Picca Bianchi, e sembra che il messaggio venga recepito sempre di più: “Il servizio è stato lanciato il 9 ottobre e viaggia su una media di quattro-cinque telefonate al giorno. È ovvio che vanno distinti i vari tipi di telefonate: per fortuna le situazioni molto gravi finora sono state poche in proporzione, circa dieci, prontamente inquadrate dalle psicologhe specializzate”.

La risposta dei ristoratori siciliani

Un’iniziativa considerata ormai necessaria dal Nord Italia a Palermo, come racconta Doriana Ribaudo, referente del Gruppo donne Fipe nel capoluogo siciliano e titolare dell’Osteria Ballarò. “Al di là dell’aspetto economico fa molto male questa sospensione a tempo indeterminato – spiega – e questo genera parecchia ansia che si manifesta in tanti modi: disturbi del sonno, depressione, senso di sconfitta. Qualsiasi imprenditore o commerciante, nel momento in cui apre, ha già una programmazione come minimo per il prossimo mese; in questo clima invece si va a letto controllando le ultime notizie su possibili chiusure o riaperture, tasse da pagare, aiuti economici. Nel frattempo – prosegue – le spese corrono e paradossalmente stando chiusi si risparmierebbe. Si apre solo per un fattore psicologico perché se si sta a casa senza farlo è peggio, chi è abituato di lavorare per più di 14 ore al giorno non riesce a reggere un ritmo che non sente più suo”.

“Basta una frase sbagliata”

L’identità di chi chiama la linea di supporto resta sempre anonima, ma Ribaudo non ha difficoltà ad ammettere che queste condizioni abbracciano praticamente tutto il suo settore: “Ogni giorno ricevo decine di messaggi che esprimono forte disorientamento, ci si stanca di più in questa situazione che al lavoro. Noi ristoratori siciliani ne parliamo spessissimo nelle varie chat di gruppo, dove non si avvertono più concorrenza e competizione. Non ci importa, oggi siamo amici e ci sosteniamo a vicenda. Per ora la rete dei ristoratori è l’unica forza che abbiamo”.

Ribaudo ricorda che alla base del servizio Pronto, ci sono! c’è anche “l’etica della comunicazione: basta una frase sbagliata della stampa o del governo per generare immediatamente sconforto. Noi ristoratori ci siamo sentiti definire titolari di attività ‘non essenziali’, quando abbiamo riaperto siamo stati subito accusati di essere la causa dei nuovi contagi, insomma non si può nascondere che tutto questo abbia a che fare con la nostra salute psicologica. Siamo stati lasciati soli”.

Pochi minuti per fare la differenza

Alle esperte del Centro Paradoxa occorrono circa otto minuti per comprendere la gravità della situazione, “perché c’è una gran differenza – spiega Picca Bianchi – fra chi non riesce a interpretare le leggi e si scoraggia, e chi invece ha una depressione latente che porta a una non-tenuta dell’equilibrio”. Seguendo il metodo adottato finora, le psicologhe “mettono in contatto l’imprenditore con la realtà territoriale Fipe di riferimento. Sempre nel totale anonimato. I casi che appaiono più gravi invece sono gestiti a livello psicologico vero e proprio: le specialiste consigliano (e non prescrivono) un incontro con psicologi specializzati in quel dato territorio. Certo da lì in poi non possiamo più tenere traccia del chiamante, ma la procedura sembra funzionare perché le telefonate non ci ‘rimbalzano’ indietro. Le parole se dette bene, col tono giusto, sono davvero in grado di aiutare”.


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