Lampedusa, il bimbo che si salvò: in ospedale vestiti e peluche

Lampedusa, il bimbo che si salvò: in ospedale vestiti e peluche

Nato dopo lo sbarco. Una gara di solidarietà, a Palermo, per lui e per la mamma.
PALERMO, LA STORIA
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PALERMO Non sappiamo come siano gli occhi di questo bimbo eritreo, con un nome che ricorda il quieto scorrere dell’acqua di un fiume, non il rumore tremendo del mare che ha attraversato. Non li abbiamo mai visti. Ma chi li ha tirati fuori, con tutto il resto, dalla pancia di sua madre non li dimenticherà più. E li descrive alla stregua del miracolo che narrano: il prodigio della vita che ha incontrato l’opportunità dell’amore.

Erano gli ultimi giorni di novembre, quando il dottore Antonio Accardi, medico e ginecologo di ruolo a Partinico, al momento in servizio all’ospedale ‘Ingrassia’ di Palermo, scriveva su Facebook: “Oggi all’Ingrassia è nato un bimbo eritreo, figlio di una giovane ragazza portata in elicottero da Lampedusa… non hanno nulla e quando dico nulla intendo Zero… neppure la libertà di esprimersi in maniera a noi comprensibile perché la mamma parla e comprende solo l’eritreo… manco l’arabo… La faccio breve: se qualcuno volesse lasciare qualcosa per lei può passare da casa mia entro domani pomeriggio e sarò io a recapitare il tutto. Lo stesso dicasi per il neonato che è di taglia piccola/media. Grazie. P.s.: anche quelli che solitamente scrivono schifezze sui clandestini, posso lasciarmi qualcosa…la beneficenza non è razzista…”.

La gara di solidarietà

Qualche giorno dopo il lieto resoconto: “Penso che mi licenzieranno per avere riempito una stanza di degenza con vestiti e accessori di tutti i tipi… Mamma e bambino stanno benissimo, hanno anche sentito il papà che è ancora a Lampedusa e ringraziano tutti”. Insomma, è arrivato moltissimo grazie al cuore grande delle persone, pure in ospedale si sono date da fare con la raccolta per due esseri umani sbarcati in un solo corpo dopo una traversata.

Il dottore Accardi aggiunge appena qualche frammento perché è una persona generosa e umile, oltre che un medico molto apprezzato. Per esempio dice che lui ha sempre regalato qualcosa, o messo insieme il necessario, per mamme e bambini in difficoltà: “Però, per piacere, non lo scriva. Non voglio parlare di me. Sa, io conosco benissimo quelle zone del mondo; in Eritrea ci sono stato e so in quali condizioni si vive laggiù. Credo che gli ospedali dovrebbero attrezzarsi per la solidarietà”. La riservatezza è una dote, d’accordo: ma dobbiamo fare circolare il bene come antidoto al peggio.

Una pioggia di vestiti e peluche

Una pioggia di gocce benefiche ha sommerso quella stanza all’’Ingrassia’: vestiti, cose di ogni tipo, più di quello che sarebbe stato lecito aspettarsi. Perfino un peluche che, appoggiato al petto della mamma, prende il suo odore e diventa un compagno ideale per un neonato. Il bambino che si salvò, viaggiando su un barcone nella pancia di sua madre, ha occhi grandi e sorrisi incantevoli, dicono. Gli stessi occhi e gli stessi sorrisi dei bambini inghiottiti dal mare perché non c’era nessuno a salvarli.


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