“E Wjan si mise a fare il dj, che notti quelle notti al Malaluna”

“E Wjan si mise a fare il dj, che notti quelle notti al Malaluna”

Il ricordo di un'epoca che non tornerà. E di un ragazzo che aveva l'allegria dentro.
PARLA EZIO GONZALES
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PALERMOMalaluna. Basta dirlo ed è come entrare in un film con un filo di bianco e nero, in un mito, ma dalla porta principale, in una scena di Hollywood, ma il protagonista, tra frammenti e amarcord, sei tu.

Malaluna e non c’è da aggiungere altro. Chi non sa, non saprà mai cosa fosse, a quei tempi, quella scenografia in penombra di concerti, discomusic e cose belle, che aveva e continua ad avere alle spalle Ezio Gonzales, uno che non ha mai smesso di sognare e che per questo, come tutti i sognatori, ha sofferto. Non c’erano i selfie. Le emozioni le gustavi, anzi le centellinavi, mica avevi la fregola dell’esibizione. C’era ancora l’intimità come categoria filosofica ed esistenziale. Gli uomini si parlavano con la voce umana. E cantavano in coro.

“Con Wjan ci siamo conosciuti quasi trent’anni fa”, racconta Ezio con il cuore orientato verso la faccia allegra di Peppe Wjan che ha lasciato un vuoto inconsolabile e non è un modo di semplificare. “Io lo chiamavo così, Wjan, un ragazzo pieno della gioia di vivere, che portava allegria. Con noi aveva cominciato come buttadentro…” Scusa, Ezio, casomai buttafuori. “No, no, buttadentro. Noi non buttavamo fuori nessuno. Avevamo dei selezionatori per la clientela. Lui voleva diventare dj, studiava, comprava dischi. Una sera, il dj di turno ha avuto un intoppo molto serio. ‘Forza Wjan, tocca a te’. Lui è volato a casa, ha preso i dischi e ha messo su una bellissima serata, indimenticabile. Vedi la foto che ho pubblicato su Facebook? Ci sono Wjan e Giuseppe Valvo, grandissimo dj, alla festa di compleanno per i quarant’anni di Salvo Ficarra. Lo incontravo, ultimamente, in questi appuntamenti. Lui era un timido, in fondo, e aveva i suoi momenti di malinconia, come tutti. Tantissima gente che gli vuole bene sta piangendo”.

Erano notti magiche di sogni fabbricati con l’artigianato della creatività, con tecniche limitate, ma con una inesorabile voglia di scommettere l’anima su un’idea. “È stato un periodo irripetibile – continua Ezio – per una città diversa, non sto a giudicare se peggiore o migliore. C’erano persone aperte, disposte a modificare alcuni punti di vista, ad affrontare una sfida culturale. Ora tutto è cambiato”.

Anche la notte è cambiata. Ma le stelle, quando cadono, fanno sempre rumore e lasciano il silenzio di una separazione troppo enorme da contenere. Se ne vanno, le stelle. E piove la polvere del rimpianto che prende alla gola chi ha conosciuto la bellezza.


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