Furti, ricettazione e altri reati: non bastano per la sorveglianza speciale - Live Sicilia

Furti, ricettazione e altri reati: non bastano per la sorveglianza speciale

Sentenza ribaltata per un pregiudicato palermitano

PALERMO – I precedenti penali da soli non bastano per fare scattare la sorveglianza speciale. Bisogna provare che i delitti commessi abbiano prodotto reddito illecito.

L’avvocato Alessandro Musso

Pertanto la Corte di appello di Palermo ha accolto il ricorso dell’avvocato Alessandro Musso: niente sorveglianza speciale per Giovanni Cefalù, 29 anni.

I giudici di secondo grado hanno ribaltato la decisione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale, che aveva accolto la proposta del questore.

La sorveglianza speciale si applica anche nei casi di pericolosità generica. La Corte Costituzionale nel 2019 ha messo dei paletti: deve essere provata la commissione abituale di delitti, che gli stessi delitti abbiano generato profitto e che il profitto del reato sia l’unico reddito del soggetto o una componente significativa dello stesso.

Cefalù ha subito condanne per tentato furto nel 2011 e nel 2012, una condanna per la ricettazione di un ciclomotore nel 2014 e una per furto di carburante nel 2018. Inoltre è stato deferito anche per violenza sessuale, minaccia, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, false generalità ed evasione.

La Corte d’Appello, pur rimarcando la gravità dei delitti, scrive che gli unici ad avere generato profitto illecito sono stati il furto e la ricettazione, commessi a distanza di 4 anni l’uno dall’altro. Non si è dunque in presenza di delitti abituali e in ogni caso si parla di cifre irrisorie che non posso rientrare in quelle ipotesi che giustificano la sorveglianza speciale.


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