Archivi. Nell’era delle digital humanieties dei big data e della genetica

Archivi. Nell’era dei big data e della genetica

Dalla dimensione storiografica alla ricerca esistenziale. Per Salvo Spina il futuro dell'Uomo è nel suo codice genetico.

Rimanere in piedi tra valanghe di algoritmi, guardare con consapevolezza al tempo presente senza rimanere sopraffatti dallo spavento. Restando umani. Anzi, aggrappandoci disperatamente all’umano. Così lo storico Salvo Spina, sedendo ai lati del fiume, osserva come l’irreversibile cambiamento delle nostre vite abbia varcato le porte di questo evo, obbligandoci ad abbandonare privacy ed intimità.

Archivi. Nell’era delle digital humanieties dei big data e della genetica (Algra, 2020), è una riflessione ponte che lega assieme i classici strumenti della ricerca storiografica agli attuali e pervadenti sistemi di stoccaggio delle informazioni. Una riflessione che trasuda di esistenziale, che corre sulla linea tagliente che divide l’utopico e il distopico.

A priori

Davanti a tutto ciò, la funzione dell’archivio assume una connotazione carica di possibilità. “Se gli archivi, i luoghi della memoria, le scritture e i monumenti rappresentano il passato, il futuro sta nel più grande database mai creato: il patrimonio genetico”.

Perché “in esso confluiscono tutti i dati e le informazioni in grado di spiegare la Storia dell’uomo. Gli archivi rappresentano l’espletamento dell’azione dell’uomo, mentre il patrimonio genetico è il paradigma che spinge all’azione, sta a priori d’essa. E la possibilità di creare un legame diretto tra le due dimensioni – l’archivio a priori (banche date genomiche) e quello a posteriori (gli archivi storici) –, potrebbe garantire la risposta alle storie e alla Storia, in chiave globale”. 

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