Fabrizio che parla d'amore con gli occhi: "Non lasciateci soli"

Fabrizio che parla d’amore con gli occhi: “Non lasciateci soli”

L'assistenza a singhiozzo, la famiglia in ansia per un papà disabile. Ecco la storia.

PALERMO- Fabrizio ha imparato a parlare con gli occhi da quando la malattia neurologica l’ha inchiodato dentro un letto. Non è solo: di lui si prendono cura la moglie Silvana e le figlie Giorgia e Simona, in quella stanza di una casa di Avola che è diventata al tempo stesso infermeria e presidio di un amore troppo grande per poterlo scrivere. C’è amore nella sintassi delle pupille, nel colore, nei movimenti. C’è amore nell’unica mano che riesce appena un po’ a muoversi, con la fragilità di una foglia al vento, e che viene stretta, accarezzata, benedetta. C’è amore nella vita di quest’uomo buono, che era gagliardo e smisurato nei sorrisi, prima della sciagura, circondato da donne che lo proteggono e dicono: “Siamo noi che abbiamo bisogno di lui”. E c’è anche rabbia nella cronaca delle giornate di Fabrizio D’Amico, 56 anni, ex infermiere, per via dell'”assistenza a singhiozzo” denunciata dai suoi familiari. Fuori, intanto, c’è il Covid. Partono tutti per il fronte della pandemia. Ma chi resta a prendersi cura delle sofferenze che nessun bollettino racconterà mai?

“L’assistenza a singhiozzo”

La storia la narra Giorgia D’Amico, venticinquenne che studia Giurisprudenza a Pisa, che vuole diventare avvocato e che raggiungerà il suo scopo, per l’impegno che ci mette e perché il suo cuore, a sentirlo parlare, trabocca di solidarietà e capacità di protezione. È lei, adesso, l’avvocato e la figlia di suo padre: “Papà è finito in rianimazione nel 2019 per la sua malattia. Una volta dimesso gli è stata assegnata l’assistenza per ventiquattr’ore al giorno poi ridotta. Sono dieci ore tra lunedì e venerdì, più sei ore nel fine settimana. Purtroppo, dal nove novembre si procede a singhiozzo e con sempre maggiore problematicità. La cooperativa che si occupa anche di mio padre, per quanto ne sappiamo, è rimasta sprovvista di personale, crediamo per via dell’emergenza Covid”. La vicenda è stata descritta in un servizio del Tg regionale, l’Asp ha fatto sapere che si sta provvedendo e che la ‘normalità’, se così si può dire, verrà ripristinata. Nel frattempo, però, l’angoscia della famiglia D’Amico è comprensibilmente aumentata, mentre comincia un’altra settimana, e i problemi – raccontano – restano gravi. “Sono tanti i pazienti in crisi – spiega Giorgia -. Noi non vogliamo essere lasciati soli, parliamo di noi e di tutti quelli che soffrono”.

La replica dell’Asp

Si legge nella pagina Facebook dell’Asp di Siracusa, in una comunicazione dell’otto dicembre scorso: “Sul caso del signor D’Amico di Avola interviene il direttore del Distretto sanitario di Noto Giuseppe Consiglio: ‘L’assistenza domiciliare prevista dal PAI e accettata dalla famiglia è di 62 ore settimanali. Avevamo proposto il ricovero in SUAP dove sarebbe stata garantita l’assistenza H24 che però è stato rifiutato dal caregiver del signor D’Amico come da apposito verbale formato da tutti gli interessati. In atto la cooperativa affidataria del servizio si è appreso che sta avendo difficoltà ad erogare le prestazioni cosi come previste per carenza di infermieri. Pertanto il Distretto sanitario di Noto si è prontamente attivato per risolvere il problema ed erogare l’assistenza anche attraverso altre associazioni già in convenzione con l’Asp per l’assistenza domiciliare'”.

Le parole negli occhi

E poi ci sono le parole pronunciate con gli occhi. “Papà – racconta Giorgia – per dire di sì li chiude due volte. Noi abbiamo bisogno di lui, non è il contrario. Abbiamo messo su una stanza, mia sorella suona la chitarra, mentre io e la mamma gli accarezziamo la mano. Stiamo sempre accanto a lui. Per questo non abbiamo accettato il trasferimento presso una struttura specializzata, non possiamo stare gli uni senza gli altri. Non è facile vederlo così…”. Ma, nei silenzi di certe notti cupe e di certi risvegli complicati, brillano le pupille di un uomo orgoglioso delle sue donne, resistono quelle parole che viaggiano da uno sguardo all’altro. E sono tutte parole d’amore.

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