Una giusta causa - Live Sicilia

Una giusta causa

I giudici onorari meritano il rispetto della collettività come ogni altro onesto peratore della Giustizia italiana

Spero che il titolo che sarà dato a questo articolo attragga la vostra attenzione. Non è, infatti, chi scrive colui che titola. L’intestazione di un articolo è assai importante perché, in un mondo di Tweet e di WhatsApp, l’occhio del lettore ha l’attenzione dell’istante. Se il titolo è interessante, allora si continuerà la lettura (sempre che il tempo di sopportazione non venga abusato…). L’argomento in oggetto è rilevante più di quanto possa ritenere un occhio distratto. Attiene alla funzionalità quotidiana di quel complesso meccanismo che chiamasi processo. O, ancor meglio, attiene all’oramai necessario ruolo che vi svolgono i giudici onorari.
Per capirne l’importanza vi riferirò solo quello che è accaduto in data odierna.

Nello scrivere una sentenza ho dovuto constatare che la composizione del collegio giudicante, nell’arco di solo un anno, era cambiata otto volte. Vi chiederete: “Ma cosa esattamente significa questo?”. Significa qualcosa che, per ogni altro paese del mondo (soprattutto per gli anglosassoni ed i francesi), è pura follia. In altre parole, per un sistema rispettoso della giustizia giusta, il giudice che ha iniziato il processo deve essere lo stesso che lo concluderà. Da noi non è così a causa della cronica mancanza di magistrati. La necessità di cambiare i componenti del collegio durante il corso celebrativo del processo diventa una permanente necessità.
Confermandosi, così, giudiziariamente, l’idea molto italiana che non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. In questo quadro di approssimazione, la presenza dei giudici onorari permette – spesso – la possibilità di concludere un processo.

Per capire la loro importanza nel sistema della quotidiana giustizia, si pensi che solo oggi – a causa dello sciopero – ne ho sostituito il ruolo per circa un centinaio di processi. Ma sono migliaia quelli che vengono portati avanti grazie al loro lavoro. I giudici onorari meritano il rispetto e la considerazione della collettività come ogni altro onesto operatore della Giustizia italiana. Non vale l’idea che la definzione di “onorario” possa confondere un ruolo di volontarietà lontano da quei diritti riconosciuti agli altri. Essi sono dei lavoratori ad ogni effetto, in un ruolo assai importante per il Paese. Di questo devono prendere atto i politici e gli Alti Amministratori dello Stato. In un Paese giusto e governato dalla saggezza, nessuno può vedere disconosciuti – a sé stesso – i diritti che, in favore degli altri, dichiara in nome del Popolo…       

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