1990, quando Orlando lasciò la Dc - Live Sicilia

1990, quando Orlando lasciò la Dc

La fine della stagione democristiana del sindaco di Palermo è datata 19 dicembre 1990. Fra lo stop alle Europee e la mancata rielezione a primo cittadino la frattura diventa insanabile.
CORREVA L'ANNO
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La pioggia che bagna strade e palazzi i primi giorni del dicembre 1990 costringe i palermitani a riempire le strade del centro come tanti grappoli di ombrelli. E il traffico soffoca via Maqueda e via Roma, dando vita a una scenografia rumorosa e appannata fatta di clacson e smog.

Fra il 4 e il 7 dicembre piove più che in tutti e tre gli anni precedenti a Palermo. E in quei giorni Leoluca Orlando decide di lasciare la Democrazia cristiana, una volta per tutte. La stessa Dc con cui era stato sindaco pochi anni prima. Era il 1985 quando il 38enne professore diventava primo cittadino, portando presto alla guida della città anche i Verdi e la Sinistra indipendente. Una manciata di mesi più tardi anche i comunisti per la prima volta fanno capolino in maggioranza. Per fare questo però Orlando tiene fuori dal perimetro amministrativo i socialisti e allontana gli andreottiani.

“O me o Lima”

E non è un caso che nel 1989 decida di non candidarsi alle Europee: «O me o Lima in lista», la condizione posta dal sindaco. E la Dc sceglie Lima, ma non solo.L’esperienza della prima primavera volge al termine. All’inizio del 1990 la Dc dice basta alla giunta anomala, Orlando si dimette da sindaco ma lotta all’interno del partito.E così a maggio viene rieletto consigliere (l’elezione diretta dei sindaci è datata 1993) con 70mila preferenze. Pochi giorni dopo le elezioni Orlando è a Roma, presenta il suo libro Palermo con Pietro Ingrao. Non un personaggio qualunque, ma l’ex presidente della Camera ed esponente di punta del Pci.

Quando torna a Palermo però lo scenario è chiaro. La “sua” Dc non lo vuole sindaco, nonostante l’enorme successo elettorale. Al suo posto viene scelto e votato come sindaco Domenico Lo Vasco. Siamo a Ferragosto. La frattura diventa insanabile.

Prende forma la Rete

Sono settimane complicate. Già in quei giorni di fine estate Orlando abbozza un nuovo manifesto, ma è in autunno che fra iniziative e interviste prende forma la Rete, «non sarà mai la corrente di un partito, né si potrà mai identificare con un partito; piuttosto può diventare un movimento» spiega durante un’iniziativa a Vercelli a metà novembre. Il professore matura la sua decisione. Lentamente, ma non troppo. E negli stessi giorni in cui Sergio Mattarella diventa vicesegretario della Dc (si era dimesso da ministro dell’Istruzione poche settimane prima) lui lascia formalmente il partito.

Lo fa con due telegrammi, annunciandolo a Famiglia Cristiana. «Ho appena finito di scrivere due lettere una al segretario della Dc e un’altra al capogruppo del comune di Palermo. Lascio la Dc per sempre. Quella che ho in tasca è la tessera dell’ anno scorso e l’ultima». Lo seguono subito due giovani consiglieri comunali, anch’essi eletti con la Dc pochi mesi prima. La neanche trentenne Alessandra Siragusa ed Elio Bonfanti. Saranno la spina dorsale della nuova Rete. Un’altra storia. È il 19 dicembre, la fine di una stagione. Quella dell’Orlando democristiano


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