La pandemia e i malati di cancro: difficoltà, strategie e cure - Live Sicilia

La pandemia e i malati di cancro: difficoltà, strategie e cure

Nessuna riduzione negli interventi chirurgici e nelle terapie. Ma cosa accade quando un paziente oncologico risulta positivo al Covid?
L'EMERGENZA SANITARIA
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3 min di lettura

CATANIA – Curare pazienti oncologici, e quindi fragili, ai tempi di una pandemia richiede preparazione, prevenzione e programmazione. Dai centri specializzati assicurano che non c’è stato alcun fermo nei trattamenti e negli interventi chirurgici.

Daniela Sambataro, oncologa del Garibaldi Catania

“Nessuna riduzione nelle terapie oncologiche”

Al Garibaldi di Catania “abbiamo continuato a lavorare sia nel primo lockdown che nel secondo e non vi è stata alcuna riduzione nel numero delle terapie”, spiega a LiveSiciliaCatania l’oncologa Daniela Sambataro. Le misure anti-Covid del Governo e la stretta sui movimenti interregionali ha portato anzi a un aumento di pazienti che si sono affidati alle cure del centro catanese. “C’è stato un incremento delle terapie per quei pazienti – spiega ancora Sambataro – che non potevano andare più nelle altre regioni. La migrazione sanitaria in oncologia in Sicilia è una realtà e quindi, in questo periodo di pandemia, ci siamo ritrovati a gestire i pazienti che non potevano raggiungere ad esempio Milano o che erano inseriti negli studi clinici”. 

Ridotte le visite di controllo in presenza

Sambataro, specializzata in ginecologia oncologia, è la responsabile del Day Hospital del Garibaldi per i trattamenti oncologici: dalla chemio e radio agli esami strumentali. La “riduzione” è quella delle visite ambulatoriali “di controllo e follow-up”. “La prima visita invece è stata sempre svolta in presenza“, afferma l’oncologa. 

Avviata la telemedicina

Cosa si intende per follow-up? Un paziente “guarito” che è stato già sottoposto a intervento chirurgico (e magari ha seguito un ciclo di chemio o radio) ha avviato un percorso di controllo periodico. Nel primo lockdown “i controlli sono stati fatti inviando il paziente dal medico curante così da permettere il controllo degli esami clinici e strumentali. Se dagli accertamenti risultava qualcosa che andava approfondito i pazienti sono stati ricevuti in presenza. Recentemente invece abbiamo attivato il servizio di telemedicina per questo genere di visite”. 

Ciclo di chemio rinviata per i pazienti oncologici positivi

Le cose purtroppo si complicano se un paziente oncologico che deve seguire dei cicli di chemio o radio oppure sottoporsi ad esami strumentali risulta positivo al tampone Covid-19. E purtroppo a Catania e al Garibaldi casi del genere, anche se in numero limitato, ci sono stati. “Per il paziente in Day Hospital si segue una precisa procedura – spiega Daniela Sambataro – la persona passa dal Triage e viene sottoposta al tampone al primo accesso. Chi invece deve eseguire una Tac o altre esame deve sottoporsi al tampone 48 ore prima”. 

“Abbiamo gestito dei malati oncologici risultati positivi al virus e in questi casi la procedura di trattamento è stata rinviata”, afferma l’oncologa. Un percorso che è stato condiviso in un documento firmato da varie sigle di medici oncologici. “Sono due i problemi della gestione covid e chemioterapia: uno è dover assicurare un ambiente covid free e l’altro fattore da considerare è che la chemioterapia è immunosoppressiva e quindi è consigliabile rinviare alla negatività. Certo è necessario monitorare i tempi. Poi se c’è una negativizzazione tardiva ci deve essere un’attenta valutazione”. 

C’è stato un caso non strettamente collegato alla positività da Covid, ma dai ritardi annosi che si sono registrati in questi ultimi mesi nel tracciamento e screening  a domicilio. Il marito di una donna positiva in isolamento domiciliare è rimasto a casa in attesa dell’asp e ha saltato un ciclo. “A quel punto abbiamo fatto il tampone e abbiamo ripreso la terapia”, racconta l’oncologa.

La preoccupazione per il ritardo diagnostico

L’aspetto più preoccupante è legato al rinvio, in caso di positività, di un controllo strumentale che serve a diagnosticare un cancro sospetto. “Il ritardo diagnostico in alcuni casi può essere importante soprattutto nei tumori in fase iniziale”, dichiara Sambataro.

Parole che si collegano all’allarme delle associazioni legate al fermo dello screening oncologico durante la pandemia. “Vedremo tra qualche mese gli effetti  – aggiunge l’oncologa – e quindi se c’è stato un aumento dei casi più avanzati. Anche perché tutti i centri che fanno screening come faranno a recuperare ciò che non è stato fatto?”,  si chiede Sambataro. “Non è facile”, aggiunge.

“La situazione d’emergenza che la sanità sta vivendo con la pandemia dovrebbe far capire quanto nella sanità sia importante la programmazione”, conclude l’oncologa.

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