"Mia sorella amata e sepolta a Bergamo, il filo che ci unisce"

“Mia sorella amata e sepolta a Bergamo, il filo che ci unisce”

Non solo il Covid, ecco la storia di Maria e di un affetto che non ha ceduto alla morte.

PALERMO- Un giornale è una comunità, forse una famiglia. In certe occasioni può offrire affetto e vicinanza. Un giornale non è fatto soltanto di mani che scrivono storie o notizie, ma di persone che ascoltano altre persone. E le comprendono. Con un giornale puoi desiderare un dialogo che ti sollevi, come farebbe un amico. Ecco perché Paolo Minneci ha scritto una lettera a questo giornale, per raccontare la sua storia che ha il volto della sua defunta sorella.

“Quel filo tra Palermo e Bergamo”

“Sono un vostro affezionato lettore – scrive Paolo – ho notato come spesso avete scritto, anche come titolo di apertura, di quel filo che in questi mesi ha legato Bergamo con Palermo. Sembravano due città così lontane eppure il COVID ma anche la solidarietà, mi riferisco al servizio delle Iene, hanno unito due città tanto diverse tra loro. In questi giorni, per me di grandissimo dolore, non è stato facile, da poco abbiamo celebrato il trigesimo della morte di Maria: mia sorella. Ed è di lei e per lei che ho preso il coraggio e ho deciso di scrivervi. Sì, ho deciso di scrivere queste poche righe per raccontarvi di una palermitana, amata come mai avrei immaginato a Bergamo”. Paolo, nella sua premessa, si riferisce all’amicizia che lega noi ed Ettore Consonni, quel signore di Bergamo che è stato travolto dal Covid e salvato a Palermo. Sì, c’è un filo che unisce le persone, anche se la distanza fosse da un mondo all’altro, quando sanno riconoscersi nella sofferenza e nella speranza che, spesso, camminano a braccetto.

Una storia di trent’anni fa

Paolo Minneci racconta: “Quasi trent’anni fa, Maria ha lasciato Palermo per andare a vivere nella città orobica,dopo avere conosciuto un bergamasco durante un viaggio. Lì ha messo su famiglia, lì è stata sepolta. Ricordo bene quando oltre venticinque anni addietro mi comunicò, nel mio stupore e nella mia diffidenza totale, che sarebbe andata a vivere nel profondo Nord. Ricordo altrettanto bene la sua serenità nella risposta: Paolo stai sereno, io non ho problemi con nessuno. È stato tutto vero! Tutto così. Maria si è fatta amare da tutti per la sua estrema voglia di dispensare amore, per la sua dolcezza, per la sua grandissima disponibilità. Quando sono andato in camera mortuaria, vedere tutta quella gente che mi veniva incontro per dirmi quanto era eccezionale mia sorella, sentirmi dire che era addirittura carismatica per l’amore che dava senza mai arrendersi… Maria aveva 58 anni e pensavamo avesse ancora tanto da vivere, stava bene prima che nel giro di tre giorni un colangiocarcinoma non la strappasse all’affetto di noi tutti”.

“Un ricordo immenso”

“Maria ha lasciato un ricordo immenso a Bergamo – racconta Paolo -. Vedere tanta gente piangere, in maniera così sentita, ricordarla per le sue grandi qualità umane, sentirmi dire che ha sempre dato e mai preso mi ha riempito di orgoglio di felicità. Maria lavorava al centro prenotazioni dell’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo anche lì tra colleghi, ma anche medici e personale in genere ho solo sentito tante parole di amore lo stesso amore che ha dato a tutti. Sono fiero di mia sorella Maria. Lei, lo possiamo dire, esattamente come quel bergamasco curato a Palermo e che si è tatuato la Sicilia nel cuore, bene lei è entrata nel cuore di tante persone che voglio ringraziare”.

Al telefono Paolo ripete tutto. Ringrazia ancora e parla con la voce attraversata dalla commozione. “Tutte le grandezze di questo mondo non valgono un buon amico”, diceva qualcuno che è stato stampato nei libri di storia. Forse vale di più nell’ora degli addii.


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