Turano: "Sedici casi nella mia famiglia, il Covid porta devastazione" - Live Sicilia

Turano: “Sedici casi nella mia famiglia, il Covid porta devastazione”

Il racconto dell'assessore regionale.

“È un virus invisibile e una volta che entra in una famiglia porta devastazione”.

A parlare è l’Assessore regionale alle Attività Produttive, onorevole Mimmo Turano. È  rimasto in silenzio per rispetto delle tante persone che, anche in Sicilia, sono morte dopo avere contratto il Covid 19; ha assistito in silenzio e senza riflettori accesi al decorso della malattia che ha colpito la madre e il padre e che ha colpito diversi altri suoi familiari, quasi tutti residenti nella città di Alcamo in provincia di Trapani dove vive, tra l’altro, lo stesso assessore regionale.

Ora che il periodo di preoccupazione, soprattutto per la madre ottantenne che è stata ricoverata tre settimane nei due Covid Hospital della provincia di Trapani, Mimmo Turano coglie l’occasione per sensibilizzare i siciliani. E lo fa con vera cognizione di causa: “Io sto bene – afferma – quella che era una frase di circostanza ora assume un significato davvero importante perché l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci espone a tantissimi rischi e nessuno può sentirsi privilegiato. E’ un virus che colpisce tutti, anche malgrado le misure di sicurezza che si attuano. Ve lo dice uno che ha avuto ben sedici casi in famiglia e devo ringraziare il sistema sanitario per il fatto che stiano bene, anzi benissimo”.

Ci tiene a sottolineare un aspetto, fra i tanti. Quello del post Coronavirus. Perché, anche se ne esci indenne, gli strascichi ci sono e sono tanti. “Intanto voglio dire una cosa, gli effetti psicologici che il virus lascia sono devastanti. Nella mia famiglia ho dovuto vivere parecchi casi ed anche un ricovero ospedaliero molto lungo (quello della madre) ed ho capito toccandolo da vicino che, gioco forza, il sistema sanitario deve necessariamente andare in tilt:non può reggere l’avanzata del virus. Gli effetti psicologici si avvertono e sono devastanti, non ho altre parole per definire quanto ho verificato. E’ certamente una grande fortuna uscire vivi dal reparto Covid, ci sono tanti asintomatici positivi che si possono gestire ed autogestire a casa e, bene o male, non soffrono davvero l’isolamento. Chi viene ricoverato nei reparti Covid, invece, oltre ad essere isolato deve convivere con la paura di morire e morire da solo, senza un piccolo affetto, senza una carezza”.

Stenta a parlarne, si vede proprio che è ancora scosso. Lui, di solito, è uno dalla battuta pronta anche quando si trova in difficoltà e, invece, adesso… ha lo sguardo basso e la voce spezzata.

“Mi ha toccato nell’intimo. E’ stata una cosa molto invasiva e brutta. Posso dire che i casi nella mia famiglia fortunatamente si sono tutti risolti e guariti ma, badate, rimangono gli strascichi nel fisico e nello spirito. Gli strascichi psicologici sono una cosa sulla quale nei prossimi mesi sentiremo, secondo me, parlare molto gli specialisti e sulla quale il sistema sanitario si deve attrezzare in termini di servizi per garantire assistenza psicologica a queste persone”.

Cosa ha capito di questo virus? “Ho la cognizione del dramma che queste persone vivono, la cognizione delle difficoltà che il Paese vive. E ora, mentre ne sto parlando, ho timore che le mie parole possano essere lette come le tante frasi pronunciate da un politico e quindi dico, a chi ci legge, di non prendere per buono il mio racconto ma di guardare i meri numeri, le statistiche. Nel secondo conflitto mondiale, in Italia, ci furono circa 153mila vittime civile in cinque anni. Oggi, in nove mesi, abbiamo circa 65mila morti e questo vuol dire che siamo in guerra con un nemico invisibile che sta uccidendo più del secondo conflitto mondiale. Io, lo ripeto ancora una volta, sono uno fortunato: a casa mia abbiamo risolto. Io personalmente non sono stato contagiato ma il Covidce l’hanno avuto mia madre, mio padre, i miei zii, miei cugini, i bambini… ti parte la testa per davvero, non so come spiegarvelo. E nonostante io mi consideri fortunato avverto questa profondo disagio di cui secondo me si deve parlare… Sono convinto che in Sicilia il virus, tutto sommato, siamo riusciti a contenerlo grazie alla stretta che il Presidente Musumeci ha deliberato durante la prima ondata. E lo voglio ringraziare pubblicamente, perché è solo nel prendere alcune decisioni: chiudo o non chiudo? Apro o non apro? Io sono tra quelli che piùvolte gli ha chiesto di allentare la maglia perché le categorie produttive mi sollecitavano in tal senso… poi accendevo il tg e sentivo 400, 500 morti… ed ero combattuto con me stesso. Il Presidente Musumeci ha avuto e continua ad avere sulle sue spalle una responsabilità immane, non è facile trovarsi al posto suo in questo periodo”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI