CATANIA – Si è chiuso il processo d’appello scaturito dall’operazione “Rosa dei venti”. Alla sbarra i membri di un’organizzazione di italo albanese specializzato nel traffico di droga via mare, con tanto di trasporto di micidiali armi come i kalashnikov.
Un sistema criminale scoperchiato da una delicata indagine della Guardia di Finanza che ha permesso di fermare un turn over criminale di milioni di euro. L’inchiesta ha aperto squarci e ombre che hanno investito le stanze dei bottoni del governo di Tirana. Il “capo dei trafficanti” infatti, Moisi Habilaj, è parente di un ex ministro albanese. La pg Iole Boscarino ha ripercorso nella sua requisitoria i passi salienti del processo.
La Corte d’Appello di Catania, presieduta dalla giudice Carmela la Rosa, ha confermato la sentenza inflitta dal gup nel 2019 nei confronti Moisi Habilaj e Antonino Riela, condannati rispettivamente a 15 anni e 5 mesi e 14 anni e 8 mesi. A Riela “era già riconosciuta la continuazione con altra sentenza”, si legge nel dispositivo.
Rideterminate le pene per gli altri imputati: Angelo Busacca, 6 anni e 10 mesi, Gianluca Passavanti, 2 anni 8 mesi e 20 giorni e 6200 mila euro di multa, Vincenzo Spampinato, 9 anni (assolto da un’imputazione), Maridian Sulaj, 8 anni, Nezar Seiti, 6 anni e 8 mesi, Giuliano Rosario, 1 anni e 10 mesi e 4 mila euro di multa, Giuseppe Greco, 1 anni e 10 mesi e 4 mila euro di multa.
Moisi Habilaj dallo scorso mese di maggio – in accoglimento di un’istanza dei difensori, l’avvocato Maria Caterina Caltabiano e Francesco Strano Tagliareni – sta scontando la pena ai domiciliari nel calatino, a San Michele di Ganzaria. I motivi della sentenza saranno depositati tra novanta giorni. A quel punto il collegio difensivo valuterà il ricorso per Cassazione.
