PALERMO – Nella sua rete sarebbero finite una ventina di ragazze, alcune minorenni, attirate con la promessa di farle lavorare nel mondo della moda e dello spettacolo.
Ed invece, nei casi meno gravi, sarebbero state perseguitate e in quelli più gravi addirittura costrette a subire atti sessuali.
La polizia ha arrestato Salvatore Luca Longo, 36 anni, titolare dell’agenzia Umilty Model Sharing di via Telesino a Palermo.
A indagare sono stati i pubblici ministeri Giulia Amodeo, Maria Rosaria Perricone, Ludovica D’Alessio e Giorgia Righi, coordinate dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi. Si sono dovute dividere un lavoro complesso, a cominciare dal racconto delle vittime
È stata la madre di un’aspirante modella a presentarsi per prima al commissariato Libertà per denunciare l’incubo in cui erano finite.
Longo faceva sottoscrivere un accordo alle ragazze, garantendo la possibilità di trovare un lavoro, in cambio di una quota di iscrizione di 150 euro. Se le ragazze non avevano i soldi potevano ripagarlo diventando sue assistenti e procacciatrici di altre giovani aspiranti modelle.
A volte sarebbe stato lui stesso a spiare i profili delle ragazze. Si presentava come un talent scout e le convinceva a farsi dare il numero di telefono. Ed invece arrivavano le minacce. Si diceva pronto a rovinare la loro reputazione spifferando storia false a genitori e professori qualora non si fossero sottomesse al suo giogo.
Diventava insistente, ossessivo con messaggi deliranti del tipo “Dio è grande e punisce le persone cattive”. I messaggi arrivano sul cellulare oppure erano postati sui social nettwork.
A volte andava molto peggio. Invitava le ragazze in studio per realizzare un book fotografico ed invece le obbligava a sdraiarsi sul letto, chiudeva la porta a chiave per impedire che fuggissero. Qui le baciava, le accarezzava e le toccava nelle parti intime. Secondo l’accusa, il numero delle giovani adescate sarebbe molto più ampio di quello finora emerso.
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