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LiveSicilia.it / Cronaca / Minacce e danneggiamenti in vigna: “Ho detto di no al pizzo”

Minacce e danneggiamenti in vigna: “Ho detto di no al pizzo”

Il racconto di Valentina Nicodemo, tra i fondatori della cantina Judeka.
LA STORIA
di Melania Tanteri
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CATANIA – Un’azienda coraggiosa. Una realtà imprenditoriale green che ha fatto dell’etica il suo faro illuminante. Che ha lottato per affermare il valore del lavoro, della libertà e della legalità, denunciando, nel 2017, chi voleva prendere il controllo dei terreni, chi chiedeva somme di denaro per evitare l’invasione del bestiame sui terreni di proprietà dell’azienda.  La cantina Judeka, immersa tra i vigneti della zona del calatino, tra il golfo di Gela e i Monti Iblei, è riuscita a ribellarsi al racket denunciando i propri estortori, affermando la legalità, tra le mission dei fratelli Nicodemo, Valentina e Cesare, fondatori della cantina. 

L’etica del lavoro

“L’educazione che ho ricevuto dalla mia famiglia è quella di condurre la mia vita nel rispetto delle regole, con un impegno e una dedizione nei confronti del lavoro” – racconta Valentina.

La richiesta degli “esattori”

“Nel momento in cui abbiamo finito i lavori in cantina, nel 2007, si sono presentati gli esattori, ma non delle tasse. Delle persone che, con delle pretese illegali, volevano in un attimo rubare un sogno, il sogno che abbiamo portato avanti: quello di costruire un’attività imprenditoriale”.

Le minacce

Danni fisici ed economici irrimediabili. È ancora carico di dolore il racconto di Valentina. “In pieno giorno hanno abbattuto degli alberi di ulivo secolari, più di quaranta – ricorda. Oltre alle minacce continue e le intrusioni violente in azienda. Sono tanti i segni psicologici che ancora ad oggi hanno segnato le nostre vite. Non è facile dimenticare tutto quello che abbiamo vissuto. “La cantina si trova ad otto chilometri dal centro abitato: noi vivevamo qui, eravamo da soli e di notte avevamo paura perchè eravamo isolati”.

La denuncia, una scelta inevitabile

Una scelta difficile, quella della denuncia, ma inevitabile. “È stata dura, ma era obbligatorio farlo – continua. Per noi è stata una scelta necessaria, per far cambiare un sistema e dire anche noi, nel nostro piccolo, che si può combatte. E per dare voce e speranza a chi oggi non ha il coraggio; un modo per dire loro di non sentirsi soli, che si può combattere”.

La giustizia lumaca

Estortori condannati ma, attualmente, liberi. È amareggiata, Valentina, nel raccontare gli sviluppi della vicenda. “I tempi della giustizia purtroppo in Italia sono  lunghissimi – dice. Queste persone sono state condannate in primo grado, ma ancora non si sono conclusi gli step processuali. In ogni caso – prosegue – al di là della condanna che hanno ricevuto, sono liberi e in giro. E continuano a essere in circolazione nei posti limitrofi alla cantina. Nonostante la condanna, la giustizia non è stata molto pesante con loro”.

Resta la paura

Nessun episodio, comunque da allora. Anche se resta il timore. “Gli incontri sono frequenti, perché è inevitabile in un posto piccolo. Andiamo avanti con la consapevolezza che prima o poi accadrà qualcosa – afferma. La denuncia ci ha reso più forti, abbiamo trovato solidarietà e conforto. Ma auspico davvero una giustizia più veloce e più incisiva nei confronti dei delinquenti.  La paura è stata grande ma è stata vinta dalla voglia di emergere e portare ancora avanti l’idea e il sogno imprenditoriale racchiuso nel nome di Judeka”.

I numeri dell’azienda

Quattro i soci di Judeka, Valentina e fratello Cesare, Maurizio Nicolosi e Stefano Finocchiaro. Sono circa 45 gli ettari di impianti, per una produzione di 400.000 bottiglia ogni anno di cui, la metà, vendute all’estero, in particolare in Giappone, Russia e in Germania. I dipendenti sono  16 dipendenti e, da marzo, non hanno smesso un attimo di lavorare.

Pubblicato il 19 Dicembre 2020, 15:1020 Dicembre 2020, 08:30
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Commenti
  1. franco 1 mese fa

    massima solidarietà da parte degli onesti, si spera ad una efficiente copertura da parte delle forze dell’ordine ed ad una magistratura non da pannolini caldi-

    Rispondi
  2. Vincenzo Prestianni 1 mese fa

    Attivare la massima sicurezza per la signora. Inviamo l’Esercito a permanenza.

    Rispondi
    • capitanouncino 4 settimane fa

      Non solo per la signora ma per tutti i soci con struttura compresa, in fondo devono essere loro ad avere paura e non le persone oneste.

      Rispondi

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