Disabili e covid: "Non possono morire soli" - Live Sicilia

Disabili e covid: “Non possono morire soli”

La donna non era mai rimasta sola in tutta la vita e chiedeva della mamma.

PALERMO, 20 DIC – “Una donna di 32 anni, Valeria Scalisi, che aveva la sindrome di Down è morta col covid nel Policlinico di Catania da sola senza nessuno accanto”. La donna non era mai rimasta sola in tutta la vita e chiedeva della mamma. Un caso sollevato da LiveSicilia che ha però ascoltato anche i dirigenti del Policlinico che hanno sottolineato come “sia stato fatto tutto il possibile per assicurare ogni comunicazione alla Scalisi”.

L’appello

I rappresentanti delle associazioni famiglie persone down, Meta, Mare camp, sclerosi tuberosa, hanno scritto una lettera ai dirigenti degli ospedali catanesi e dell’Asp chiedendo che una vicenda simile non si ripeta. “Tutti i disabili intellettivi – scrivono – e quindi anche i nostri ragazzi, hanno bisogno di una figura conosciuta al loro fianco, generalmente la mamma, presenza fondamentale e vitale per il loro stato d’animo e il percorso positivo verso la guarigione, tutte situazioni che in mancanza della mamma o in poche parole il caregiver, potrebbero portare, oltre che alla morte nei casi più gravi, anche a un peggioramento emotivo tale da compromettere il loro equilibrio psicologico. Un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità detta le linee guida per l’ospedalizzazione di persone con disabilità intellettiva affette da Covid”.

Il documento

“Nel corso del ricovero – si legge nel documento – particolare attenzione andrà dedicata all’utilizzo di modalità di comunicazione e gestione adeguate ai bisogni della persona”.

Le associazioni invocano “la presenza di un caregiver adeguatamente formato e con adeguati dispositivi di protezione individuale e, ove opportuno, all’utilizzo di appropriati e programmati interventi farmacologici per la gestione dell’angoscia, del dolore, della fatica respiratoria della persona, nell’ottica di alleggerire al massimo il sovraccarico per la persona e diminuire i rischi per la persona e per il contesto”.

“Vogliamo sottolineare la nostra fermezza – dicono le associazioni – nel comunicare che non permetteremo in alcun modo che possa ripetersi quanto accaduto e chiederemo senza alcun indugio risolutezza che uno dei familiari rimanga a fianco della persona disabile per assisterla nel suo percorso ospedaliero”.

“Le scriventi Associazioni – conclude la nota – chiedono che nasca un protocollo, affinché, in presenza di persone con disabilità intellettiva, fin dal primo momento sia concessa l’autorizzazione al caregiver di rimanerle accanto”. (ANSA).

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